Non poteva essere. Non poteva essere veramente lei quella donna incontrata in un fiorente appartamento arredato col gusto dell'antico, cosparso da rose, tende rossastre, mobili di marca antichi e lisci. Non poteva essere lei quella che l'aveva, nonostante tutto, ospitato sul divano morbido e nero quando aveva iniziato a rigurgitare sè stesso con insistenza, corrotto, vuoto, riempito da catrame e cattiveria. Ricordava bene quella sensazione, quella manifestazione parziale di sè che lo riempiva, si impossessava del suo corpo, lo dominava lasciandogli come sola scelta quella di soccombere e dimenticare. Lui aveva cercato ogni modo per non coinvolgere qualcuno, ma il compito era toccato a Mid, e non aveva potuto fare altro. Paura di sentire tanto dolore, troppo da soffocare, e paura di perdersi, di svanire. Non sarebbe riuscito a strapparsi il cuore se solo l'avesse dovuto fare da solo, così l'aveva costretta.
E ora, lui era tornato e lei se ne stava lì, a fumare, bere, dare mostra di quanta disgrazia gli avesse portato. Non era mai stato nient'altro che un angelo nero e se una parte del proprio cervello pensava che Midnight se lo fosse meritato, l'altra non accettava che lei si fosse abbandonata a quelle miserevoli condizioni. Pareti sporche, mobili usurati come le parole vuote che le uscivano da bocca, a riprova che niente di quello che diceva fosse vero. Le aveva rovinato la vita. Non se ne faceva certo una colpa, ma capiva, dalla modesta altezza della sua ritrovata umanità, che era una cosa abbastanza sbagliata da risultare imperdonabile. In passato era quello per cui avrebbe gioito, provocare dolore e disgrazia; ora si ritrovava semplicemente combattuto, senza sapere se doverne essere felice o provarne dispiacere.
La demone non si squassò, semplicemente ridendogli contro. Era andata a sedersi su un divano peggio che consunto, aveva rifiutato la sua proposta dicendogli che lo voleva fuori dai piedi, bevendo e fumando. Un'odore ben diverso da quello delle sue adorate sigarette si era sparso nell'aria, infastidendolo, ma non ne aveva dato prova se non per un breve cambiamento nel giallo degli occhi, appena più esteso di prima. In più, si era innervosito, inacidito sia dall'aroma del tabacco secco, sia dalla risposta: accontentarsi?
La prima, grande bugia l'avevano raccontata i suoi movimenti sinuosi esattamente come due anni prima, con quell'accavallare di gambe. Subito gli era venuto in mente il ricordo del locale, di come avevano ballato e anche un po' flirtato, di come entrambi si erano fatti infilzare, lui per dei piercing creati da lei, idem per l'incontrario, ma subito l'aveva ricacciato nei recessi della mente, tenendolo a bada per un momento successivo. La seconda, quella, era stata la risata, coronata da uno sguardo freddo e vuoto: aveva imparato grazie a quella ragazza del pub a riconoscere la differenza di espressione, e quando due occhi ridevano davvero o meno. Midnight non era contenta nè della sua vita nè di dove viveva, ma semplicemente non aveva la forza di ammetterlo. C'era anche da dire di come non avesse tutti i torti: Raven si era catapultato addosso a lei come una palla da bowling pronta a colpire il birillo, e l'aveva lasciata senza scelta, fin da quando l'aveva costretta a parlargli per arrivare ad ora che l'aveva riportata a casa. Non gli interessava, comunque. Se c'era ancora un risvolto mantenuto dal caduto che era stato, quello era un'enorme, grande riserva di menefreghismo che non si sarebbe mai esaurita del tutto finchè avesse avuto vita: sapeva ascoltare quello che voleva, e col tempo aveva perfino imparato a tenere fuori il resto, in un modo o nell'altro. Se qualcuno fosse tornato nella sua vita, forse, sarebbe stato abbastanza freddo e pronto a rispedircelo indietro, così.
Hai ragione, hai ragione. Te lo porto subito. Pronunciate perfettamente, le parole risultavano convincenti, ma l'espressione era solo una bella facciata di finta neutralità.
Si, doveva dire per lui,
ti comprendo perfettamente, ti lascerò tutti i tuoi spazi. Sono di troppo, hai ragione, me ne vado subito, ma prima fatti passare la bottiglia. Si rimise il giaccone in pochi gesti, facendolo scivolare sulle spalle e sottolineando involontariamente il movimento trattenendo il respiro, poi oltrepassò il divano sfiorandolo con le dita. La pelle consunta scricchiolò mentre ci premeva sopra, quasi spingendoci dentro le unghie in un latente moto di stizza che stava per sfociare in altro.
Vuoi anche le sigarette? Le raggiunse la borsa, si chinò a prendere le sigarette brevemente, poi si diresse verso il tavolo dove c'era la bottiglia di whiskey.
Ci si fermò proprio davanti, respirando piano, in realtà teso come una corda di violino.
Per prima cosa, toccò le sigarette con tutto il palmo, concentrando una minima quantità delle energie di cui disponeva ancora perchè l'aria dell'interno, umidiccia, si condensasse sopra tanto da formare uno strato di ghiaccio più o meno spesso. Non tanto per non farla fumare, ma perchè sciogliendosi il ghiaccio le avrebbe bagnate d'acqua, togliendole una delle ragioni di stare lì. Velocemente, subito dopo, prese la bottiglia aperta. Quella era una vera e propria cattiveria, una violazione di tutti i codici civili e morali, ma semplicemente sorpassò sulla questione come se non fosse mai giunta al suo cervello. Si portò la bocca della bottiglia alle labbra, inspirò e iniziò a tracannare tutto d'un solo fiato, finendola il più velocemente possibile.
Che schifo. Quella roba era piena d'alcool scadente, di cui sentiva anche troppo bene il sapore forte ed aspro. Gli sarebbe bruciato lo stomaco per ore dopo quella robaccia, ma tutto era meglio che lasciarla in quella topaia.
Infine, sbattuta la bottiglia vuota sul tavolo e prese le sigarette, si voltò e partì a tutta velocità verso di lei, furioso come non mai. Non voleva venire con le buone? L'avrebbe trascinata via con le cattive, fosse pure stato tenendola in braccio, raggiungendo a piedi casa sua mentre lei gli urlava e strepitava in spalle. Forse sarebbe stato meglio lasciarla ubriacare per bene prima, ma non aveva la pazienza di sopportare tanto, nè di farlo troppo a lungo. Così, le lanciò il pacchetto mezzo congelato sul tavolino, avventandosi immediatamente sul divano senza un'espressione che lo tradisse a parte l'ira e gli occhi. Le mani tentarono di cingerle con forza e sicurezza le spalle e le gambe, cercando di sollevarla in braccio per poi prenderla davvero a spalle come un sacco di patate. Quello sforzo probabilmente l'avrebbe ucciso dal dolore, ma era disposto a fare questo sacrificio pur di portarla da un'altra parte, meglio ancora se a casa sua dove avrebbe potuto farla mangiare e riposare. Se lei avesse tentato di bruciarlo, avrebbe sopportato. Era vero, poteva ustionarsi e prendere fuoco facilmente, ma poteva anche congelare abbastanza le zone a rischio perchè non subisse troppi danni o corresse troppi rischi. Del resto, non poteva nemmeno farlo immediatamente o avrebbe rischiato di farle fare una polmonite, se non proprio un'ipotermia. Cosa avrebbe fatto Midnight, ora, contro la sua testardaggine?
CITAZIONE
Gelo: Raven può manipolare i liquidi e l'umidità presenti nelle immediate vicinanze per trasformarle in ghiaccio a scopo difensivo od offensivo, ad esempio congelando l'acqua o la brina raccolta dai vestiti per indurirli e farsi da scudo o raccogliendo quella nell'aria per creare un abbozzo di arma a partire dalla mano. Può anche abbassare la temperatura dell'ambiente in un raggio di 15 metri e fino ad un massimo di - 10 gradi.
3 turni
Turno I
Edited by 'Raven' - 6/2/2011, 02:57