Anderville GDR

Le magie della vita...

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view post Posted on 28/3/2011, 13:26
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Quando ti chiedono "come stai?" in realtà non vogliono una vera risposta. Basta fare una semplice prova per accorgnrsene: se fingi nessuno, anche se l'ha notato, si fermerà a dirti "ehi sicura? Insomma sono qui, parlane se vuoI!" Infondo tutti hanno i loro problemi e questo stupido mondo non si ferma ad ascoltarne nemmeno uno. Per quanto tu ti possa sentire sola sai bene che nessuno riempirà quel vuoto. E ti senti anche peggio. Mi sento sola, caro diario, sola come non mai. Mamma è morta.Papaà e morto. L'inferno è finito o forse è appena iniziato. Lo so tì ho già scritto in ogni riga per almeno le ultime 50 pagine, ma non sono molto sicura di riuscire a capirlo sul serio. Spesso, anzi quasi sempre, mi sembra di sentire mia madre urlare e venirmi incotro racocntandomi la sua giornata, oppure mi smebra di sentire mio padre,la sua parte più buona, mentre prepava le crepe, mentre candava vecchie canzoni
Kate posò d'un tratto il qadernetto blu oceano che ormai era diventato il suo diario, il suo amico.
Non riusciva proprio a crollare in un posto che non fosse la sua stanza. Eppure aveva voglia di piangere, di urlare...ma non fece nulladi tutto questo! Semplicemente chiuse il diario e se lo appiggiò sulle ginocchia. Era seduta in mezzo al bosco, su un tronco peino di muschio. Chiuse gli occhi e prese a concentrarsi sui rumori che sentiva. Lo sapeva bene che non sarebbero bastati per non pensare ma infondo ci sperava: non doveva pensare o sarebbe crollata sul serio. Pregò che arrivasse qualcosa per distrarsi.
 
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Anche ad Anderville c'era un bosco. "Anche" perchè la città che ospitava la precedente abitazione dell'artigiano sorgeva in un territorio estremamente ricco di varietà, un po' come Anderville insomma. E come Anderville aveva un bosco vicino. Cosa in realtà poco usuale per una metropoli che generalmente tendevano ad annichilire qualsiasi ostacolo alla loro avanzata, eliminare qualsiasi cosa non fosse una superficie piatta su cui costruire. Probabilmente quindi nel momento della costruzione furono le creature che, volendo preservare il loro habitat, fecero pressione sulle alte sfere. E poi chi è che dice che lavorando nell'ombra non si ottiene nulla? Faccende poco chiare, ma trattandosi di anderville la cosa non pareva poi così inusuale. Anche all'interno della città c'erano zone soggette a maggiori stranezze di altre ma con tutta probabilità non sarebbe stato fatto di troppa preoccupazione se una via intera al mattino fosse trovata completamente smaltata di smalto per le unghie blu elettrico, sempre che la popolazione comune se ne accorgesse... Pareva spesso che le stranezze più evidenti balzassero all'occhio solo alle creature, o a coloro che ne conoscevano l'esistenza. La chiave di tutto pareva essere il soprannaturale, ovviamente verrebbe da pensare, ma a qualsiasi analisi non vi era traccia di magia alcuna in moltissimi degli eventi che facilmente avrebbero potuto sconvolgere le più solide certezze di vita dell'uomo medio. erano state fatte teorie, frequentare il "The Sorcerer's Apprentice" metteva in contatto con questo e altro, e la più diffusa era che non veniva visto ciò che non si voleva vedere. la psicologia spicciola, quella di colui che sa metà di un decimo di ciò che dovrebbe sapere ma pensa di conoscere il mondo sarebbe andata d'accordo con questa teoria ma si sa, tutto ha un limite... ci vorrebbe un bel coraggio per non vedere una via intera smaltata di blu. O quantomeno qualche patologia mentale di quelle pesanti. E sarebbe una ben stirata interpretazione del "siamo tutti dei piccoli psicopatici" di Freud. Qualcosa del genere l'aveva detto, in qualche momento della sua vita, ma certo non intendeva dire che maniche di persone potessero negare l'evidenza. Eppure qualche tempo prima aveva dato fuoco al cielo andervilliano e sapeva per certo Forse... tutto dipendeva dalla vera natura di Sigmund. Kaien non la conosceva ma questa e altre elucubrazioni gli passavano per la testa mentre vagava per il bosco. Già da qualche giorno aveva programmato quella scampagnata in solitaria, giusto da quando aveva sentito Julia lamentarsi per la scarsità degli estratti di particolari erbe e radici. Una veloce ricerca e ne aveva scoperto che quella zona boschiva era ricca di piante rare. Personalmente non sapeva se crederci, effettivamente aveva trovato praticamente tutto ciò che stava cercando ma quando voci di corridoio parlavano di una pioggia di lavatrici parlanti nella zona del ponte come fosse cosa perfettamente normale certo non poteva avere la sicurezza che le piante che aveva raccolto non sparissero da quella zona l'indomani. Ok, la zona del ponte grande era quella che più di ogni altra si prestava a scherzetti del genere, ma non si poteva mai sapere... Proprio perquesto Kaien si era mosso il prima possibile. Voleva fosse una sorpresa per la sua donna quindi aveva atteso il momento opportuno per non destare sospetti: al momento lei era proprio al locale degli arcanisti mentre lui stava lavorando su un qualche oggetto per "l'Adranos Collezionismo" mentre dopo sarebbe uscito per due passi e sfruttare l'occasione per dare un occhiata in giro, cercare qualcuno che potesse rivelarsi Artigiano e magari ascoltare quelle informazioni attendibili ma poco credibili che potevano girare nella zona del mercato. Non quello legale... Questo perchè non sapeva quanto tempo avrebbe impiegato per la raccolta, ne cosa avrebbe trovato nel bosco. Non si poteva pretendere che in una città come Anderville non si avesse mai qualche magagna... Quindi quella mattina si era munito di jeans lunghi con accorte scarpe da ginnastica resistenti e una semplice maglietta chiara e abbastanza anonime. La moto l'aveva parcheggiata nella zona sicura più vicina e lì aveva abbandonato il casco e il giubbotto di pelle, difficilmente qualcuno sarebbe passato, ma si era portato con sé la cintura da lavoro. Questa poteva reggere moltissimi oggetti e al momento vantava parecchi ciuffi erborei più la coppia di tonfa (assicurati in maniera salda ma non ingombrante) che figurava come sua arma preferita e il taglierino incantato che generalmente usava nel laboratorio. Quella mattina era divenuto il "falcetto del druido", ovvero la lama con cui aveva reciso tutte le erbe di cui si era appropriato. Al collo, come sempre, aveva la zanna di lupo e al pollice destro un semplice e anonimo anello nero. Non prevedeva di usare il Forno di Athanor quindi non si era fatto problemi nell'indossarlo, un oggetto simile difficilmente avrebbe resistito al calore del forno...

SPOILER (click to view)
Scusa per gli eventuali errori di battitura ma da questo pc non ho la correzione automatica XD
 
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view post Posted on 31/3/2011, 18:02
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In un bosco così vicino a una città come Anderville, sentire un rumore umano è una cosa semplice quanto per niente rara. E' l'unico posto in cui la gente può rilassarsi,o perlomeno fingere di farlo, godersi la natura, per quel poco di tempo che ancora rimane, insomm distrarsi dalla noiosa monotonia di tutti i giorni. E le persone,anche le più affezzionate al loro lavoro, come Kate, hanno bisogno di questo, di riavere quel contatto con la natura ormai perso.Sì insomma un tempo si onoravano chissàquanti dei, corrispondenti a chissà quanti fenomeni naturali, mentre adesso...adesso utto e distrutto, ricoperto da mostri creati dall'uomo, invenzioni inutili, marchingegni superflui e tanto, tanto rumore. Una cosa che Kate odiava più di ogni altra cosa era appunto il rumore. Con rumore si intende,ovviamente, quello umano: troppe persone che parlano,musica troppo alta e cose simili. Ecco in quei casi Kate si perde, ovvero perde il senso delle cose! Nel senso che con troppo rumore viene difficile pensare, parlare, fare qualunque cosa! E proprio nel rumore si perde la libertà. Come si può essere liberi di scegliere, di agire, di fare di testa propria in un posto dove non si riesce a pensare? E poi perchè esistono quei posto dove non si può pensare?
Kate questo non riesce a spiegarselo, benchè abbia tentato e ritentato poù volte di pensarci. Ha una conclusione, però, ci è arrivata: forse la società non vuole che il singolo si ribelli, che abbia le sue idee, così elimina il problema alla radice, eliminando ogni modo di pensare.
Nel centro esatto del bosco, invece, i pensieri ritornarno al loro normale corso,un po' come un fiume che rallenta ad ogni ansa. Ongi pensiero è chiaro, limpido, cristallino e riesci finalmente a capire la tua opinione, a dire chi sei, a sentirti libero. Ma anche lei sa che liberi non si è mai. Nemmeno quando si è certi di esserlo. Ci sarà sempre qualcuno di superiore pronto a toglierti la tua libertà qunado meno te l'aspetti. E togliere la libertàè forse una delle cose più semplici al mondo.Basta guardare come con il rumore si riesce a togliere la liberà di pensare o come con le colate di cemento si riesce a togliere la libertà di poter vedere verde ovunque, o osservare il cielo ogni tanto.
Kate si alzò, sentendo quei rumori umani, ma senza mettersi in guardia.Anzi si guardò intorno curiosa. La sua filosofia le impediva di temere la morte, di avera paura, di temere di avere un nemico davanti. Inoltre odiava i pregiudizi e tendeva quindi a giudicare chiunque sia nemico che amico, al primo impatto.
 
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view post Posted on 1/4/2011, 10:53

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Qualcuno definiva le città una foresta di palazzi, di case, di costruzioni. Certo poteva sembrare vero, entrambi pieni di vita, spaesanti se visti per la prima volta, con i loro animali, i loro ritmi, le loro vie e i loro segreti. Ma avevano una sostanziale differenza e non era che le metropoli e le città erano costruite e quindi artificiali, quello era ovvio, ma era l'artificiosità. Una città era costruita seguendo un ordine logico, strade il più agevoli possibili, zone industriali separate dal resto, quartieri, vie, viuzze, centri commerciali e quant'altro. Tutto seguendo un progetto, un modo per ottimizzare la vita delle persone, per tenerle in una routine, inquadrate in una vita e all'interno di schemi precisi. Prestabiliti. In una metropoli, non sorgeva nulla per caso. La foresta invece, quella vera, non aveva nulla di tutto questo, nulla di artificioso. Poteva sembrar banale ma la foresta, il suo movimento e la sua vita, erano semplicemente naturali. Dettati dal caso, spontanei. Cosa decisamente sottovalutata nel momento in cui si nasceva, si cresceva e si viveva lunghi anni senza mai vedere altro che costruzioni, edifici, strade, fiumane di gente tutti con gli sguardi abbassati e concentrati a farsi i fatti propri, tutti con vite clone l'una dell'altra: casa-lavoro e lavoro-casa poi il bar la sera e un film la domenica. Difficile, se non impossibile, uscirne. Non si dava scampo al resto, annichilita qualsiasi forma di distrazione non rimaneva che amalgamarsi all'abitudine. Divenire piccola parte di un tutto, non unica, non singola, ma fotocopia di tutte le altre piccole parti del tutto. Scarnificata dall'importanza e dalle proprietà uniche, ridotta ad un semplice "1" senza zeri affiancata a migliaia di altri migliaia, miliardi, di "1" che formavano la popolazione complessiva del pianeta. Vite piatte, oscure, isolate. Senza uno spiraglio di luce o di novità. Ma come nel famoso libro esistono città invisibili, ogni città è doppia, ogni metropoli porta con sé un atra metropoli, nascosta. La città del topo e la città della rondine, la prima pregna dell'essenza visibile della metropoli, la seconda costantemente in procinto di nascere dalla seconda è l'espressione della libertà e della spensieratezza. L'istinto del bosco che come un barlume si fa strada in pochi e veloci sprazzi di naturalezza. Non la si trova se la si cerca ma rimane costantemente ai margini della vista, percepibile con la coda dell'occhio. Anche Anderville è doppia e, forse pure più di altre, può vantare non solo la città del topo e della rondine ma anche quella dell'angelo, del vampiro, dell'arcanista e del cacciatore. Una città diversa, una Realtà diversa, per ognuna delle razze che popola l'ammasso di edifici e i suoi dintorni. Anderville ha il bosco, il bosco che è spiraglio di vita, vita vera, nascosta agli occhi dei comuni ma fortementre presente per chiunque sappia cercare, accettare. Proprio quello era il problema, l'uomo si rifiutava di accettare anche quando aveva la realtà ad un palmo dal naso. Chiudeva gli occhi e tirava diritto. E nonostante la cecatura forzata il mondo viveva in equilibrio, quasi in armonia. Multiple realtà e multiple vite si mescolavano per dare origine ad un intreccio, una tela colorata e intricata ma, forse, con un disegno ben definito. Un disegno che stava portando Kaien ad incontrare qualcuno nel bosco deserto.

Cercava, cercava e ancora cercava. Non si preoccupava del rumore, non troppo. Non si curava di nascondere tracce e muoversi silenziosamente ma se riusciva ad evitare di creare frastuono lo faceva. Mediamente silenzioso quindi, anche perchè il suo obbiettivo era quello di trovare un fiore ben specifico, non l'aveva mai visto prima ma sapeva avere un colore blu scuro con sfumature sul violaceo verso l'attaccatura allo stelo, il quale più che un verde brillante dava sfoggia di un colore più giallognolo, come l'erba secca. Poche spine e foglie leggermente seghettate completavano il tutto. Arrivato a questo punto temeva di non trovarne nemmeno uno... Era lì dal mattino presto e, sebbene non avesse guardato l'ora, sapeva erano passate diverse ore. Il sole si era spostato parecchio ne cielo. L'aria fresca della mattina stava diventando man mano più calda per via dell'assenza totale di nuvole. Ogni stanto si sentiva una bava di vento utile a rinfrescare più l'animo che il corpo, la stanchezza fisica era lungidal farsi sentire ma l'artigiano si stava infastidendo nel non trovare quello che cercava. La mano andò automaticamente ad un piccolo sacchetto di cuoio allacciato alla cintura. Conteneva le pietre della ricerca, le tre piccole sfere azzurre che avevano il potere di trovare qualsiasi cosa. Non che avesse intenzione di usarle, il movimento della mano era stato un gesto del tutto automatico e involontario, ma era talmente abituato ad averle con sé che erano divenute parte di lui. Le trovava senza cercarle e sapeva dove erano senza doverci pensare. Erano da considerarsi un solo oggetto ed erano assolutamente preziose. Non tanto per il valore monetario ovviamente, quanto per la storia che si portavano dietro. Un avventura intensa e pericolosa conclusasi in uno scontro con un demone di cui rimase, appunto, solo l'artefatto in questione. Era trascorso molto tempo da allora e ancora ne portava i segni, la cicatrice che portava in volto mai sarebbe scomparsa così come l'occhio trapiantato mai avrebbe preso il colore di quello natuarle, da allora aveva acquisito, o meglio costruito di propria sponte, altri importanti oggetti da cui si seprava molto difficilmente. Uno lo aveva al collo, uno alla vita e l'ultimo, quello regalatogli, al pollice. E nonostante fossero due su tre praticamente sempre con lui solo le pietre avevano raggiunto tanta importanza da essere sempre, perennemente presenti. Tanto da essere una cosa scontata per l'artigiano.
Continuò a cercare, senza pietre ma con il semplice ausilio degli occhi. Entrambi. Quello grigio, quello freddo e quasi brillante, in una situazione come quella non serviva ad altro che guardare come un occhio comune. Servivano altre presenze per attivarne il potere. E anche come un occhio comune serivì comunque a qualcosa, rapidamente si mosse e nella mancina comparve il taglierino, o cutter come pretendeva il termine inglese, pronto a recidere il gambo del fiore. Arrivato al cespuglio alla base dell'albero, al limitare di uno spiazzo troppo piccolo per essere chiamato radura, già stava puntando il suo obbiettivo quando, come si fosse trattato di un semplice scherzo della luce, un gioco di ombre, questo scomparve. Decisamente irritato diede un calcio, non troppo energico, al cespuglio e sbuffò. Immediata conseguenza fu quella di stendersi e stiracchiarsi, inarcare la schiena per rilassare i muscoli.

Non è un po' pericoloso stare nel bosco da sola per una ragazza? Non sempre ci gira brava gente...

La frase era seguita ad uno sguardo un po' sorpreso, fissatosi casualmente sulla figura di una ragazza, forse sulla ventina, vicina ad un tronco caduto e pieno di muschio su cui si poteva vedere un libretto colorato. Che fosse stato qualche strana angolazione della luce riverberata su quella copertina a fargli vedere una macchia del colore giusto nel cespuglio di prima? pareva parecchio strano.
Una folata, poco più forte di un refolo, calda, estiva, gli passò fra i capelli e scostò le fronde degli alberi sopra di lui. La luce scacciò le ombre e mise ben in mostra i suoi occhi bicromi, lo sguardo duale dell'artigiano squadrò la donna. Spesso era difficile capire cosa gli passava per la testa proprio per quello, ancora non si era accorto che con quelle parole, un taglierino in mano e il volto sfregiato poteva passare tranquillamente lui per il malintenzionato. Nel frattempo, però, la sua testa stava elaborando la teoria opposta. Donna, giovane, apparentemente indifesa nel bel mezzo del bosco. Strano, molto strano. Ergo o era completamente folle o non era ciò che sembrava. E nella seconda ipotesi forse doveva prepararsi a menar le mani e, oppure o, scappare. Beh, non era impreparato e mentre seguiva quel filo di pensieri il pollice fece fare tre scatti alla sicura della lama che impugnava per estrne un altro paio di centimetri. Oltre questi c'era solo la punta ma in situazioni normali erano più che sufficenti per ferire, anche mortalmente qualcuno. E per situazioni anormali c'era da considerare che quella era una lama incantata. Certo, per lavoro, ma comunque incantata...

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Chiedo scusa in anticipo se non sarò sempre celere nel rispondere ma non sempre ne ho modo ^^

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Scusa se aggiungio dopo ma mi sono ricordato solo ora una cosa abbastanza importante. Potresti abilitare la firma quando posti? con i bannerini che portano alla scheda è molto comoda per i vari mod7admin/founder eccetera ù.ù


Edited by Stee Jans - 1/4/2011, 14:14
 
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Non preoccuparti! Scrivi talmente bene che posso aspettare =)

I suoi sensi non l'avevano ancora tradita, dunque. Un ragazzo, con in mano un taglierino, con due occhi di colore diverso e una cicatrice sul volto apparve dalla boscaglia. Non seppe catalogarlo. Spesso vedeva da lontano se si trovava davanti un demone o chissà che altra creatura ma stavolta proprio non riusciva a capire cosa fosse. Una parte di lei cercava in ogni modo di escludere che fosse un demone, l'altra invece lottava per tenerla come una valida alternativa. Si sentiva in lotta con se stessa, e non era proprio una bella cosa. Se non poteva essere sicura di ciò che pensava aveva perso una buona percentuale della sua sicurezza, se così si può chiamare. In realtà lei era raramente sicura al cento per cento di una cosa. Tendeva sempre a mettere in dubbio tutto ma in una scoietà simile come biasimarla? Qui c'è sempre qualcuno pronto a metterti i bastoni tra le ruote, a trarti in inganno, a ostacolarti. Fidarsi nel vero senso della parola è impossibile. O almeno per Kate. Tentò di sembrare calma e rilassata il più possibile almeno. Sorrise appena allo sconosciuto.
Lo squadro per qualche secondo, per poi rispondere pacata

Lo so...ma sento il bisogno di sfuggire da tutto quel cemento ed così pressante che nemmeno il pericolo mi spaventa!

Sincera. Lei lo era sempre. Infondo era così, sincera e molto molto convinta di una cosa, quando la diceva. Potrà sembrare ovvio ma in questa società è logico cambiare mille volte idea, e cambiare mille volte maschera, tanto che spesso nemmeno ci si ricorda veramente chi si è. E' facile sentirsi da buttare via, perchèsi è diversi, si esce dagli schemi non approvando un'idea o una realtà. Ma non ci si può fare niente: nessuno può veramente cambiare qualcosa che nemmeno a voluto. Non saprebbe da dove cominciare. Spesso diventa così difficile trovare una scusa per andare avanti. Insomma perchè continuare ad andare avanti senza un motivo logico? A che serve? A farti stare peggio? A farti sentire sempre più solo forse. Ecco cosa vuole la società: vuole che tu ti senta così sola da avvicinarti a qualcuno e imitarlo in tutto, così da tornare nella normalità, nell'anonimo. E benchè tu lotti con tutte le tue forze prima o poi cederai e tornerai tra gli anonimi, accorgendoti che sei piùsola di prima.
Forse quel ragazzo era solo una persona che non voleva apparire anonima.

 
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Talmente? naahh XD io dico che esageri :titto:


L'uomo aveva paura dell'ignoto. Pareva essere una cosa atavica, risalente alla notte dei tempi. Eppure c'erano talmente tante cose che l'uomo non sapeva che ogni singolo individuo sarebbe duvuto rimanere paralizzato e tremante e accucciato nell'angolo più buio a sua disposizione. E allora non poteva essere l'ignoto a metter paura. Anzi, logico sarebbe dire che non si può avere paura di ciò che non si conosce... Sarebbe quindi giusto dire che è la conoscenza che spaventa? o, meglio ancora, quella conoscenza che apre la mente a domande di cui non si avrà risposta. Ma l'uomo è creatura curiosa per natura, tutti lo sanno. Altra cosa che contrasta con la paura dell'ignoto, la curiosità spinge a scoprire e rendere saputo ciò che è ignoto. Cosa è quindi? cosa è ciò che terrorizza l'uomo? Non lo può sapventare il sapere e non lo spaventa il non sapere. E' forse la somma di entrambi? sapere di non poter avere risposta? Direbbe socrate Sapere di Non Sapere. Eppure lui non era spaventato, i documenti non lo riportano e, anzi, da quelli lo si deduce come il primo nonviolento della storia, l'uomo che per amore della giustizia diede la vita e non rinnegò le sue idee. Non pare proprio un uomo spaventato. Tradirebbe un pavido la credenza intera della propria cultura? rinnegherebbe in toto gli dei adorati dai suoi consimili? difficile crederlo, ma se non spaventa la consocenza e non spaventa l'ignoranza l'unica soluzione possibile è esattamente quella. L'uomo è spaventato dal non conoscere e, meglio, ne è spaventato quando se ne rende conto. Quando Sa di non Conoscere. Ma nemmeno questo è fedele alla realtà, individui, singoli, forse molti e forse pochi, accettano la loro ignoranza: socrate non prima di tutti ma forse il più famoso e, accettandola, la eliminano come fonte di paura. Ma non esiste uomo, e qusto è certo, che non tema qualcosa. Chi i ragni, chi i ratti, chi le altezze e chi tante e tanto altro ancora. C'era chi, sommerso da una quantità immane di paure, formava qualche patologia psichica e chi, lottando strenuamente per sconfiggerle, le resegava in un remoto angolo del suo animo pronte a scoppiare nel momento in cui fosse stata trovata la chiave giusta. Non così poche persone riuscivano a fronteggiarle e spesso non erano i famosi eroi sulla bocca di tutti bensì la gente comune un po' più sfortunata di altra che si trovava a lottare per i propri affetti. Sconfiggere una paura non significa superarla e non avere più paura di quel particolare qualcosa. Ce ne sarà subito dietro un altro, pronto a farsi sentire. Significa piuttosto avere il coraggio di affrontarla volta per volta, non farsi bloccare nelle situazioni critiche seppur con le budella ridotte in acqua. Crollare dopo, una volta finito tutto. Ed ogni volta che la paura si ripresenta sarà un po' più facile, un po' meno impegnativo. Certo c'erano cose impossibili da neutralizzare anche con mille anni a disposizione, testimonianze dirette di quelle creature per cui mille anni erano pochi ne erano la prova lampante. Andavano avanti, superavano tutto ma ne uscivano con il cervello talmente tanto in pappa che altri mille anni di psicoterapia poteva fare ben poco.Certo probabilmente c'era da scavare un bel po' ma la pappa da qualche parte sicuramente c'era, un bel puré di cervello associato a filetto di paranoia o bistecca di schizzofrenia. Semplicemente rendeva Instabili. Dicasi ovvio dopo mille anni, ma era altrettanto normale dopo venti. Il mondo stesso era mutabile e per non venir schiacciati dal peso del cambiamento bisognava cambiare a propria volta. Non rimanere mai uguali a se stessi ma avere qualcosa per cui si potesse dire con sicurezza "Sono Io". Tornando alle paure allora forse era proprio quella la causa, l'impossibilità di rimanere uguali dav vita alla voglia di lasciare qualcosa di sé, di contrastare quel processo. Dava l'istinto a preservarsi. L'istinto più antico e naturale in assoluto che contrastava il cambiamento del mondo. E quale cambiamento più radicale della morte? Eccola. Ecco la fonte della paura umana. La morte che nell'uomo è una grande voce urlante che impedisce di sapere cosa ci sarà dopo, una voce che attira l'attenzione, che istiga la curiosità ma che nega qualsiasi possibilità di conoscere. L'uomo si formò nei millenni con quel grido silenzioso nella testa e ormai il suo istinto primordiale non si poteva più scindere dalla paura. Freud, alla luce di tutto questo, avrebbe probabilmente detto che la paura sta nell'Es, radicata a fondo mentre non vi è motivo di temere nulla nel Super Io. E l'Io da bravo mediatore doveva giocare a rimpiantino fra paura e non paura. Un bel casino insomma
Per quanto riguardava Kaien la sua paura aveva riguardato per lungo tempo l'atavivo timore della morte ma si era mutato col tempo, ora non ruguardava più la sua persona, non direttamente almeno. E nonostante non ci si dovesse basare sulle apparenze, la reazione della giovine non la inseriva nel "immediatamente pericolosa". L'aveva squadrato, giustamente, per poi rispondere tranquillamente alla sua domanda, come non avesse per nulla notato il taglierino. Nessuno ci avrebbe minimamente creduto anche questa avesse spergiurato. E kaien si rese conto della non velata minaccia che il suo corpo stava mettendo in atto praticamente in maniera autonomo nel momento in cui gli occhi di lei passarono sulle mani. A quel punto richiuse la lama con uno scatto e la fissò alla cintura portaoggetti mentre rispondeva alle parole di lei

Che spaventi o no credo proprio sia poco saggio richiare brutte sorprese, se non la vita, per fuggire dal cemento

Eppure kaien, almeno in parte, la capiva. Si trovava particolarmente bene nella sua vecchia abitazione, quella in cui le pareti erano in legno, quella in cui la luce elettrica veniva utilizzata poco, quella in cui non gli sembrava di stare nel terzo millennio ma nel primo. Però non si trovava particolarmente male nella città. Certo c'erano tutte quelle influenze politiche e culturali che spesso davano fastidio ma, oltre a considerarsi abbastanza refrattario a quelle cose, il suo carattere lo faceva particolarmente combattivo verso qualsiasi cosa non gli andava a genio. Cività e cultura comprese. Non si sbilanciò particolarmente, quindi, all'affermazione della donna ma spostò invece lo sguardo sull'oggetto blu. Pareva essere un libro, non troppo grande, quasi un blocchetto per gli appunti. Un diario forse? Dato che la spiegazione più semplice della sua svista di poco prima risaliva a quel diario la sua mente rimase abbastanza concentrata su quello. Non che non fosse in guardia, ancora non sapeva nulla sulla donna e quindi sarebbe stato stolto mostrare il fianco. Chi gli assicurava che quella non era un caduto? o una figlia di seth magari. O un demone con la luna particolarmente storta... Solo una cosa lo stava rassicurando: il suo occhio grigio, l'occhio di Eliah, gli stava mandando ora una sfumatura arancione, una coloratura attorno alla donna che la avvolgeva come una sottile aura. Questo la indicava non solo come viva ma soprattutto come non molto potente. Certo la cosa era relativa, da considerarsi in rapporto ad altri esponenti di differente potenza della stessa razza. Un figlio di seth di quella colorazione avrebbe fatto la pelle non solo a qualsiasi mortale ma anche a parecchi demoni, arcanisti e risvegliati con la stessa tonalità. Dal canto suo sapeva di essere abbastanza ostico da affrontare, era prepararto ed equipaggiato bene. Non si poteva dire avesse un arsenale con sé come molti cacciatori, e lui effettivamente non lo era, ma le sue capacità fisiche, unite ai tonfa e, volendo, alle pietre della ricerca, gli davano un certo vantaggio su un buono spettro di cretaure. Non era teso, semplicemente pronto a reagire. Girò lo sguardo e indicò col capo il quadernetto

è tuo?

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che odio non avere la e accentata maiuscola >.< XD
 
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view post Posted on 2/4/2011, 13:48
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Concordo! E' sempre stata una cosa insopportabile! >.< Comunque scrivi sul serio strabene! :asd:

Il tallone di Achille di Kate era proprio il suo diario. Non che le dasse fastidio se qualcuno le domandava qualcosa ma comunque alzava notevolmente la guardia. Inoltre benchè abitasse in una società sostanzialmente priva di privacy, odiava chi si faceva i fatti altrui. Il ragazzo,però, non sembrava avere intenzioni del genere perciò rispose in tutta tranquillità.

E' un diario...lo tengo da parecchio

disse dolce e cortese. Nella sua voce non si sentiva nemmeno un briciolo della sua tensione interiore. Era sempre stato così: in lei c'erano sempre una parte favorevole e una contraria, in ogni situazione.
Per esempio ora una parte di lei diceva che potevaa fidarsi, poteva stare tranquilla, l'altra la metteva in guardia. Non riusciva nemmeno a capire quale delle due fosse quella buona!
Ma non sembrava che fosse l'unica a provare situazioni del genere. Basta andare a fare due passi per il centro e fermarsi a chiedere qualcosa a una persona, meglio se sconosicuta: questa, si noterà molto bene dai suoi gesti, proverà talemente tante emozioni diverse da non sapere che fare.
La società vuole così: persone eterne indecise, che non sanno nemmeno cosa provano, vulenaribili e facilmente domabili. Ma c'erano in giro ancore troppe persone che fingevano di essere forti, di essere invincibili, che si ostinavano a nascondere i loro sentimenti. Come era possibile vivere bene con persone del genere? Anche se fingere non era poi tanto difficile: basta un sorriso,una battuta e il gioco è fatto.
Invece per Kate le bugie sono inconcepibili. Per lei non esiste molto dopo la fiducia e la sincerità. Non riesce a pensare a niente che non sia sincero o comunque con un minimo di verità.
 
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view post Posted on 5/4/2011, 10:01

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Movimento, qualcosa di automatico, involontario. Come fosse un entità a sé stante il corpo dell'artigiano si mosse, tranquillo. Metà del suo pensiero era tesa ad ascoltare ciò che la donna diceva, per poi passare le informazioni a quella che si occupava della sua cerca e alla spinosa questione dei fiori fantasma. La giornata era tersa, libera da nuvole se non qualche sparuto batuffolo bianco, il tronco caduto non era nella radura ma al suo limitare, quasi fosse stato messo lì per dare un posto comodo al viandante che, stanco del buio delle fronde degli alberi, volesse riposarsi là dove la luce non era ancora troppa ma certo più accogliente delle ombre. Era pieno di muschio, il tronco non il viandante, cosa che mostrava quanto in genere non fosse esposto alla luce diretta. Praticamente nel centro esatto del bosco quell'albero caduto era circa a nord della radura, se di radura si poteva parlare... Troppo piccola per dare spazio alla vista di guardarsi agevolmente attorno e nemmeno completamente sgombra di alberi. Questi erano, per l'appunto, più radi. E se quel comodo ed invitante, muschiato cadavere ligneo era verso nord allora Kaien vi era giunto da Est, dopo aver avvistato il fantomatico fiore al limitare di quel diradarsi d'alberi. Accucciato e subito rialzatosi l'artigiano si era trovato a cinque, massimo sei metri, dalla ragazza e aveva adocchiato il quadernetto, ora confermato come diario, poggiato alla sua sinistra, ovvero alla destra dell'angelo. Il movimento, il gesto automatico era stato messo in atto dalla parte della sua mente che stava registrando le informazioni su quell'oggetto, l'aveva spinto ad un paio di passi lenti, a testa piegata sulla sinistra, per poterlo inquadrare meglio, osservare più attentamente e soprattutto capire. Così, mentre emulava la posa dell'Horatio Caine della famosa serie televisiva, ma con cui non aveva assolutamente nulla in comune a partire dai lineamenti fino ad arrivare al ruolo nella vita, quella stessa parte di mente lavorava abbastanza velocemente, seppur con relativa calma, per capire che diamine era successo. Mise in ordine gli elementi. Aveva intravvisto la macchia blu in un cespuglio, ci si era avvicinato e quella era rimasta, era arrivato e quella era svanita. Non sapeva ancora se come avesse cambiato colore o proprio come si fosse smaterializzata. Era non tanto come se avesse avuto la vista offuscata o alterata ma più come se il ricordo sfuggisse, cosa strana. Certo dopo che si era alzato e aveva visto la donna l'occhio di Eliah era entrato in funzione accendendo quel leggerissimo bagliore che, date le condizioni di luce che gli lambivano il volto, era praticamente impossibile notare. Il fatto era proprio che l'aveva sì attivato ma Dopo aver visto la donna e quindi Dopo aver perso il fiore. L'aura che mostrava la forza vitale e il tipo di energia poteva assumere toni freddi ma quello valeva per i non vivi, certo non i cadaveri ma i non morti. E poi quando aveva visto il blu arbusto, o aveva creduto di vederlo, questo era oltre i quindici metri: limite della vista di Eliah. Quindi anche fosse stato attivo e per qualche arcano motivo non avesse mostrato le auree delle piante, cosa che normalmente faceva in quanto queste pregne di energia vitale, non avrebbe dovuto raggiungere il cespuglio che gli aveva causato tanti fastidi. Kaien era disposto ad accettare anche l'assurdo ma anche in quello cercava una logica, pensava ci fosse sempre una logica, una regola anche incomprensibili dietro le cose. Quindi per rendere logica l'apparizione c'erano due possibilità. O, appunto, si trattava di un apparizione e quindi la causa era esterna all'artigiano oppure l'occhio grigio di Eliah aveva subito un improvviso incremento di potere tale da ampliare il suo raggio d'azione, uscire dal suo controllo ormai abituale da anni, perdere la capacità di vedere le auree dei vivi per mostrargli un fiore zombie. Davvero, davvero estremamente improbabile. Non senza che l'italiano non si accorgesse di nulla. Veniva da sé l'apparizione e la più probabile causa non magica era proprio un improbabile riverbero di luce proveniente da quel diario. Non chiese di prenderlo, era un diario ed conteneva i fatti propri della donna, e poi spostarlo avrebbe sicuramente eliminato l'improbabile gioco di luci. Non spostò lo sguardo dal diario, sapeva dove stava il cespuglio e stava cercando di capire come la luce sarebbe dovuta cadere per fare il giochetto di colori. Il problema era che era più illuminato proprio il cespuglio. Ergo impossibile il diario fosse la causa. Arrivato a questa conclusione l'oggetto perse ogni attrattiva, o quasi. Continuava ad essere strano che una ragazza andasse nel bosco da sola con il suo diario, presumibilmente per scriverci qualche cosa. Non era esattamente davanti alla sconosciuta, si era leggermente spostato, ma la distanza non era visibilmente alterata, giusto un po' accorciata fra i due, ma quando alzò lo sguardo su di lei notò poco altro rispetto alla prima occhiata. Oltre alla pelle estremamente chiara aveva gli occhi grigi. Non sorprendente dato che anche lo stesso Kaien ne aveva uno che si definiva di quel colore, ma era decisamente strani. Se l'occhio di Eliah dell'artigiano era quello freddo e calcolatore, quelli della ragazza erano profondi, quasi dotati di un significato proprio, scollegato dalla donna che li portava. Ovviamente non era possibile quindi quello che ci si poteva leggere apparteneva all'angelo, e l'italiano ci leggeva grandi sentimenti. Intensi, non sapeva dire quali ma per istinto pensò che c'erano stati e probabilmente permanevano. Non avrebbe definito quello un Bello sguardo, piuttosto interessante, ma certo non lo avrebbe definito nemmeno brutto. La bellezza, relativa, era per lui da attribuire completamente alla donna che forse ancora non lo aspettava a casa, Julia vantava occhi di gran lunga più attraenti di quella ragazza quasi ancora troppo giovane. Certo non per tutti, sconosciuti avrebbero forse detto il contrario ma non Kaien. Non avrebbe mai nemmeno potuto.

Hmm Potresti darmi una mano?

La frase, all'inizio esitante e quindi un poco trascinata, era giunta dopo una deliberata non risposta all'affermazione e una valutazione di sincerità. Certo kaien non era così stolto da pensare che la prima persona incontrata chissà dove non fosse altro che sincera, e a dirla tutta mentire sul quadernetto era cosa di estremamente poco conto, però una prima menzogna ne precedeva facilmente altre. Se uno non aveva voglia di raccontare i fatti propri non gliene si poteva fare un torto, ma il fatto era un altro, semplicemente a Kaien poco piacevano e si rendeva conto che certe potevano anche essere pericolose. Almeno quando, potenzialmente, ci si trovava faccia a faccia, isolati e lontani da qualsiasi fonte di aiuto, con una figlia di Seth affamata e irascibile.
Decise di fare l'ottimista, ovvero fare ciò che lui si aspettava irrazionalmente dagli altri. Le credette, quindi accettò per buona anche la ragione della sua presenza lì. Fuga dalla città. Poco sarebbe contato se, ancora una volta completamente irrazionalmente, non avesse deciso si tenersi vicina la fonte di un potenziale pericolo mortale

Sto cercando un Fiore... Blu

SPOILER (click to view)
Posso chiederti di abilitare la firma? >.< XD

Acc... dovevo metterlo prima ma già che descrivo anche qui metto ora XD
CITAZIONE
»Occhio Grigio di Eliah¬ Artefatto magico dalla forma di un occhio dall'iride di un grigio neutro, seppur non senza sfumature, intensità e profondità, permette di individuare con precisione la Forza Vitale. Oggetti inerti appaiono normali ma qualunque cosa sia dotata di forza vitale (incluse le creature morte e riportate in vita, morti manipolati da arti negromantiche, piante, animali e quant'altro) viene circondata da una soffusa aura colorata. Sebbene quest'aura sia opaca non intralcia la normale visione, non altera i colori reali degli oggetti e non impedisce la distinzione di dettagli. Tonalità calde (arancioni, rossi) distinguono le creature viventi ordinarie mentre le tonalità fredde (azzurri, blu e viola) sono caratteristici delle entità definibili come "morte" o "non morte" (e quindi Spiriti, Vampiri, Risvegliati e altro). Questo per via della differente natura della forza vitale. Caratteristica comune è, invece, lo scurirsi di tali tinte con l'avanzare della potenza di chi sta osservando (toni più scuri per i livelli più alti, più chiari per i livelli più bassi).
L'occhio non ha cariche ovviamente e la sua abilità è passiva ma, volendo, è possibile sopirne il potere per risparmiare energie. Quando è attivo l'iride è leggermente brillante, ma solo un attenta osservazione può notare la differenza. L'occhio non avanza a livelli e non permette di riconoscere con certezza la razza.
Raggio d'azione: 15 metri.
 
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view post Posted on 10/4/2011, 14:47
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O.O non riesco ad abilitarla -.-'' Eppure si vede negli altri forum!

Se una person aveva bisogno di un'aiuto Kate era la prima a cui poterlo chiedere. Non si tirava mai indietro, a parte in rari casi. Ok era dvanti a uno sconosicuto ma se le chiedeva una mano forse non era così malvagio no? Eppure si concesse qualche minuto di tempo prima di rispondere. Sentiva addosso il peso di una decisione importante: se avesse detto di sì e poi fosse successo qualcosa di negativo la colpa sarebbe stata solo sua. Forse in questo assomigliava agli umani: paura che qualcosa finisca male. Insomma paura che qualcosa non vada liscio come si sperava e che la colpa fosse solo da se stessa. Aveva forse troppe poche omrbe che rendevano i suoi giorni così cupi?
Mentre si prendeva i suoi preziosi minuti per decidere fere girovagare il suo sguardo peril bosco, soffermandosi su ogni albero, su ogni fiore, su ogni stelod'erba. Tutto sembrava tranquillo, forse troppo.
Kate era tranquilla solo all'apparenza: in realtà nascondeva precchi dubbi e incertezze che tendevano spesso ad assilarla. Ma ormai si era abituata talementa tanto che riusciva benissimo a fingere che andasse tutto bene. Quella era una delle rare volte in cui fingeva. Sì perchè solitamente il suo comportamento è impeccabilmente sincero, senza alcun segreto. Odiava i segreti. Le cose che non le erano totalmente chiare non le piacevano molto, anzi le incutevano quasi paura. Insomma come ci si può fidare di qualcuno che non mostra veramente chi è.Il ragazzo di fronte a lei sembrava essere invece abbastanza sincero, quasi disposto a rispondere ad ogni domanda.
Ormai i minuti, erano ahimè passati e Kate si trovava di fronte a una scelta. Non amava molto nemmeno scegliere, azni preferiva porsi in una situazione in cui scegliere non fosse strettamente necessario. Scegliere comportava dei rischi, e anche degli errori. Ma se si trovava in una situazione dove scegliere era strettamente necessario la accettava e seguiva l'istinto. Ora l'istinto le diceva di accettare, eppure non ne era propriamente sicura. Si concesse un altro secondo, poi parlò, sorridendo pure.

Certo...Ti aiuto volentieri!

Non era una bugia. Pensandoci benbe aiutarlo le faceva piacere.

Esattamente che fiore è?
 
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view post Posted on 12/4/2011, 09:43

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._. fantastico.... Però... mi hanno fatto sorgere un dubbio. Per abilitare la firma basta spuntare la casellina nel box vicino a dove si deve inserire il testo. C'è proprio la voce "abilita la firma" con la spunta. Se è proprio quello che non funziona allora forse è un problema simile a quello che ebbimo (XD) in un altro foro, quindi prova a cancellare i cookies impostati dal circuito forumcommunity e riabilitarla, possibile che in questo modo funzioni. Piccola conferma: nessuno dei forum che frequenti ha impostazioni che bloccano automaticamente la firma? magari anche solo in determinate sezioni


Attendere non era stato proprio ciò che si sarebbe aspettato. Una semplice domanda come quella non presupponeva una lunga riflessione per generare la risposta. O forse Kaien la vedeva così perchè già aveva deciso come catalogare l'altra mentre non si poteva dire lo stesso per l'angelo. Non sapeva quanto peso dare alla pausa e non ebbe modo di deciderlo, nel silenzio il suo sguardo venne catturato da una stranezza. Aveva girato la testa per guardarsi ancora attorno, in realtà solo parzialmente per cercare il fiore (non fosse mai che ricomparisse da qualche parte), quando si soffermò sulla direzione da cui era arrivato. Non aveva seguito nessun sentiero, eppure ora gli pareva ce ne fosse uno per quanto poco marcato. E la radura non era un po' meno radura? Forse era solo il sole che si stava spostando e quindi illuminava di più i due ma gli pareva che gli alberi, per quanto pochi, fossero meno radi in quella che aveva mentalmente definito la radura. I minuti di silenzio che lo avvolsero gli permisero di maturare una certa inquietudine. Sapere che nel bosco accadevano cose strane era un conto, vederle con i propri occhi un altro. Era molto più inquietante visto che non ci era abituato... Ok, lavorava con la magia e si poteva dire che l'inspiegabile, ai più, era il suo pane quotidiano. Ma appunto era inspiegabile ai più, e lui rientrava nei meno. Trovarsi nell'altro gruppo non gli piaceva.
Però con le informazioni che aveva raccolto e quello che stava vedendo, la situazione non era disastrosa. Nonostante questo quando la risposta arrivò fu decisamente sollevato. Non perchè questa era positiva, quanto perchè non doveva più attendere in quel posto. Se la conformazione del luogo cambiava potevano già dirsi praticamente persi, senza punti di riferimento che non fosse il sole che comunque si spostava e non si fermava certo per loro. Aveva le pietre magiche, per i casi di emergenza, ma non gli piaceva usarle ed era proprio per quello che erano per i casi di emergenza. Tentare di risalire la strada che aveva percorso era inutile, anche avesse lasciato qualche segno probabilmente era già scomparso. In quei minuti di pausa aveva avuto modo di verificare che i cambiamenti erano piuttosto rapidi. Anche se se ne era accorto solo dopo ore che era nel bosco. Non era stata la prima sosta che aveva fatto quella, ma era stata la prima in cui aveva notato qualcosa di strano. Che la velocità di cambiamento variasse? Probabile anche...

Ti ringrazio, sembra che qui le cose si facciano strane. E non vorrei proprio ricorrere a metodi estremi quindi un paio di occhi in più mi farebbero comodo.

Anche se si stava guardando attorno circospetto accompagnò i ringraziamenti con un sorriso. Sincero ma forse disturbato un po' oltre che dalla cicatrice e dalla bicromia dei suoi occhi, dalla vaga tensione che teneva tesi i muscoli, quella che accompagnava la circospezione dello sguardo. Domanda lecita quella della ragazza, domanda a cui non poteva non rispondere se voleva davvero il suo aiuto, ma lecito anche era allontanarsi da quel luogo. Stava cominciando a maturare la decisione fosse il caso di cercare sì ma dirigendosi al suo mezzo. Con un movimento fluido si incamminò per allontanarsi dalla radura in via di espansione e prendere la direzione che, sperava, l'avrebbe condotto verso un corso d'acqua che, ancora una volta sperava, sarebbe stato più stabile del resto. I passi si erano fatti decisamente meno rumorosi di prima, simbolo di come kaien si stesse tenendo sull'attenti. Aveva deciso che la donna non era la minaccia quindi, mentre le descriveva il fiore oggetto della cerca, la sua attenzione si dirigeva al resto.

è blu, abbastanza riconoscibile. Per il resto è accompagnato da foglie e stelo di un verde...

La voce era ben udibile dalla donna ma non troppo alta mentre aggiungeva i dettagli che conosceva. Se era comparso e scomparso un fiore era possibile succedesse con qualcosa di più grosso. Magari non probabile ma pur sempre possibile. In fondo ne sapeva troppo poco, sapeva il fatto suo ma non sapeva quanto avrebbe dovuto proteggere la ragazza, poteva essere cinico, freddo, anche stronzo volendo, ma sapeva sarebbe finito per aiutarla in caso di pericolo. Badare a se stessi era un conto, badare a se stessi e ad un altra persona un altro, decisamente un altro. Non gli rimaneva che sperare la donna non fosse indifesa. Però a quel punto sarebbe potuta divenire una minaccia per lui, al che forse era meglio sperare non potesse nuocere. Un bel casino insomma, la previsione migliore era che non succedesse nulla ma non si poteva mai dire. In caso contrario allora doveva sperare quella non fosse pericolosa per lui ma sapesse badare a se stessa.
 
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view post Posted on 20/4/2011, 13:45
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Gridiamo ippie-urrà perchè la firma si vede XD finalmente! Grazie mille =)

Kate notò con sua sorpresa quanto l'uomo davanti a lei avesse svelato di se. Be forse non esplicitamente e forse nemmeno se ne era reso conto eppure lei aveva capito parecchio di lui. Con qeusto parechio si riferiva al fatto che avesse capito che non era per nulla indifeso ma che in caso di pericolo forse l'avrebbe aiutata, e aveva anche compreso che cercava quel fiore con tutto se stesso, visto che si era spinto a chidere l'aiuto di una perfetta sconosciuta. Sarà poco ma in una società come quella di Kate sapere anche solo il nome di una persona era da considerarsi sapere molto. Infatti gran aprte delle persone che conosceva o meglio che aveva incontrato, si nascondevano dietro una mashcera, un finto muro che nascondeva completamente o parzialmente ciò che era il loro essere. Questo muro o questa mascherano erano trmemendamente perfetti tanto che se non si era attenti osservatori potevano trarre facilmente in inganno. Kate se ne intendeva e spesso gli sapeva riconoscere molto prima di averci a che fare, così da evitarli, altre volte invece si trovava anche lei intrappolata in questi labirinti di bugie.
Mentre stava pensando a muri e maschere soppesò le parole dello sconosciuto e la realtà che esse sottolineavano non le piaceva affatto. Non si era accorta, finchè non le era stato fatto notare, dei mutamenti che quel luogo avesse subito, o attuato nel peggiore dei casi. Non riusciva a trovare un punto di riferimento, uno di quelli che l'avevano portata lì. Si alzò dal tronco pieno di muschio, sorpresa qausi che anche quello non fosse mutato e seguì il suo "compagno di avventura" ovunque volesse andare. Fidarsi così, senza pensarci, non era un comportamento saggio ma stare sola in quel posto ora così diverso non le pareva più rassicurante

Mmh hai ragione... andiamo a cercare il fiore prima che tutto cambi...

disse quindi, con un tono di voce calmo, nonostante tutto.
 
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view post Posted on 11/5/2011, 18:29




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Eccomi


"Ricorda Colton Allah akbar"

Certo ابن آوى متهور, ora ti abbandono devo risolvere una faccenda...
Detto ciò chiuse il telefono.

Aveva chiamato il suo amico "Sciacallo Impetuoso" per ringraziarlo di un pacco che aveva appena ricevuto.Conteneva parecchie cose utili oltre ad alcuni piccoli doni come statuette conteneva una foto di lui con la sua tenera figlia e molte prelibatezze della cucina Araba.Lo aveva conosciuto quando faceva il mercenario aveva subito legato, entrambi teste calde e propensi ad azioni suicide.Aveva già svuotato il pacco e messe le prelibatezze in frigo mentre aveva lasciato lo shemag che L'arabo gli aveva inviato sul tavolo.Indossò velocemente gli scarponi con le punte in ferro.Prese una maglietta nera a maniche corte e la indossò celermente, sotto aveva i soliti jeans neri.Murcielagò era appesa al suo collo, preferì qualcosa che lo mantenesse poco visibile quindi scelse un giaccone nero lo abbottonò completamente,dentro la tasca destra del giaccone infilò la dieci colpi completamente carica ma non aggiunse nessuna munizione di riserva non aveva voglia di appesantirsi inutilmente.Dentro la bisaccia magica che pendeva dal sul lato destro mise :Bottiglia di Vodka,fiammiferi,zippo e una lattina di Monster.Prese gli occhiali a goccia neri, infilò i guanti senza dita in pelle (i suoi preferiti),sopra l'indice destro indossò l'anello della sua dinastia. Prese lo shemag, quando lavorava in zone desertiche lo indossava sempre aveva un' enorme utilità, infatti proteggeva dai granelli di sabbia il volto, quindi lo indossò senza alcuna difficoltà, il colore era verde-nero, ora aveva il volto completamente coperto. Uscì velocemente di casa senza degnare d' uno sguardo le due bestie che vivevano sfortunatamente con lui.Aprì la portiere il furgone entrò e mise in moto, sapeva dove andare, voleva trovare qualcosa...




Aprì il cruscotto e con la mano andò alla ricerca di qualche sigaretta, non trovò l'amata sigaretta ma trovò un sigaro Cubano che evidentemente aveva lasciato li', non ci pensò due volte, aveva un taglia sigari in macchina tagliò la parte necessaria dopo di che lo accese, lo strinse con i denti mentre guidava molto velocemente.Frenò bruscamente ai margini del bosco nel parcheggiò intravide una moto con il casco e il giubbotto poggiato sul sellino chi era stato l'imbecille a lasciare le proprie cose lì? Lasciò stare e si diresse all' interno di quel maledetto bosco.Era alla ricerca di qualcosa, era proprio lì che la demone del fuoco con l'ausilio di un' uomo era riuscita a sfuggirgli, voleva trovare qualche indizio, sapeva però che non avrebbe trovato niente di utile più che altro aveva voglia di vedere un pò meglio il posto visto che l'ultima volta non aveva potuto ultimare lo studio del territorio...

Si inoltrlò all' interno del bosco avanzava con passò celere e deciso.Il terreno a differenza dell' ultima volta era più friabile forse a causa delle pioggie autunnali,lasciò che l'olfatto lo guidasse, l'odore più presente era quello di terra bagnata un' odore che Colton gradiva poichè riteneva molto rilassante, continò ad avanzare senza una meta guardandosi continuamente attorno, il sigaro lo stringeva ancora in bocca, una flebile nuvola di fumo si alzò verso il cielo.
 
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view post Posted on 12/5/2011, 18:02
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Benvenue!^^ Io aspetto Stee Jans per rispondere giusto? =)
 
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view post Posted on 12/5/2011, 19:21




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si viene il suo turno ^^
 
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view post Posted on 13/5/2011, 10:28

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Impostiamo quindi la turnazione Kate-Colton-Kaien?
Quindi dopo questo mio post Kate e poi nuovamente Colton, e da lì si riprende il giro


Anche la donna aveva notato qualcosa, dal commento sulla stranezza si era passati al "tutto cambi". Quantomeno allora non era completamente sprovveduta, sapeva riconescere cosa non andava. Quando le veniva posto davanti almeno.
Si incamminarono. Il passo lo stava impostando l'artigiano che veniva seguito a ruota dalla donna, lui non sapeva cosa lei stesse pensando o se avesse avuto qualche suggerimento da dare però la sentiva camminare e, almeno fino a quel momento, non si era espressa particolarmente a favore o sfavore sulla direzione presa. Dal canto suo Kaien aveva fatto una scelta basata sui suoni della foresta e sulla posizione del tronco che aveva fornito appoggio all'angelo: il fusto di legno pareva essere stato più stabile del resto e da quello aveva cercato di stabilire la direzione in cui era arrivato. Fatto questo aveva individuato e isolato il rumore di acqua corrente che sentiva in lontananza, il tutto con quel paio di occhiate circospette che aveva gettato a ciò che aveva intorno prima di mettersi in movimento. Ora sorgeva però un problema, muoversi doveva avvicinarli al fiume e quindi al rumore dell'acqua mentre questo rimaneva sempre di sottofondo, come un miraggio in lontananza. Pareva che gli alberi si spostassero per bloccarli, intrappolarli in un circolo vizioso senza orientamento alcuno per deriderli e giocare al gatto col topo. O forse era solo la sua immaginazione che lavorava troppo, e se così era lavorava decisamente troppo. Tentava di ignorare la cosa e non ne proferiva verbo, non immaginava se la donna aveva le stesse senzazioni e in realtà gli interessava solo relativamente. Saperlo non avrebbe cambiato molto.
La tensione gli acuiva i sensi, sebbene non lo desse a vedere, e fu solo per quello se si accorse che il terreno si stava inumidendo, chiaro segno che si stavano realmente avvicinando all'acqua. Questo lo rassicurò ma non si permise di rilassarsi perchè un altro odore, appena percettibile sotto a quello della terra umida, gli arrivò alle narici con un refolo di vento. Flebile, tanto flebile che inizialmente nemmeno se ne accorse e dopo pochi secondi catalogò quel nuovo odore come un'altra delle stranezze del bosco ma pian piano l'idea che effettivamente il fumo di sigaro era reale si fece strada. Continuò diritto, cambiare direzione poteva essere un errore grossolano e poi la bava di vento che aveva portato con sé al fumo proveniva circa dalla direzione in cui si stavano muovendo. Si fece un poco più attento ai movimenti per ridurre al minimo il rumore e sperò che la donna facesse lo stesso.

Lo hai sentito anche tu?

la voce bassa non doveva andare oltre le orecchie dell'angelo e le dita portate al naso esplicavano ciò che le parole non avevano menzionato. Odore, conseguente presenza di qualcuno, eventuale pericolo, fare attenzione. Tutta una serie di cose che venivano comunicate non verbalmente...
 
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