La sveglia quel giorno non fu delle migliori: la pioggia iniziò a cadere incessantemente sulle finestra della camera di Rea, rendendo già cupa di per sé la giornata, a partire da come scendeva dal letto, sino ai primi passi di quel grigio ed insignificante giorno che ella si apprestava a passare nella più banale delle idee o nel più banale modo per trovare delle idee, ovvero, non fare nulla tutto il giorno. Solo che, durante il freddo inverno, Rea non amava restare in casa, ne tanto meno annoiarsi da sola a tentare di scrivere testi in camera, dove l’unica cosa che le venivano in mente erano storielle per la ninnananna, solo che, al posto di essere allegre e coccolose, erano tetre e sanguinolente, e quindi di ninna nanna avevano poco e niente, anzi, niente.
Così quella mattina, ella decise di andare a fare un giro in biblioteca, ma giusto per trovare un libro, leggerne un quarto e poi abbandonarlo nuovamente nei suoi scaffali, nella speranza che le venisse qualche colpo di genio, ma ovviamente, come può venire l’ispirazione quando la cerchi disperato?
Non per nulla Rea passò le prima ore di quel giorno ad urlare per casa, perché non riusciva a trovare nulla di decente da mettere, nulla di commestibile da mangiare, nulla di ascoltabile nel tragitto per la biblioteca e nulla di nulla da fare quel giorno.
Presa dalla noia si
vestì in modo mascolino, anche se portava i tacchi, mangiò una cosa schifosa che non avrebbe saputo definire in qualche altro modo se non schifezza, e prese i primi cd che le capitarono sotto mano, lenti, in acustica e classica, il che le diede parecchio sui nervi.
Arrivò in biblioteca che non sapeva più cosa fare, e si maledì mentalmente per essere entrata in luogo dove vige il silenzio, e dove non avrebbe potuto urlare, cosa che quel giorno pareva andare molto in voga nel suo comportamento.
Iniziò a girare la biblioteca, dando un’occhiata prima ai classici, poi all’occulto, dopo ancora al fantasy, poi alla scienza, alla sezione per adulti, dalla quale uscì in un batter d’occhio, all’astrologia, alla storia, alla geografia, ai saggi più bizzarri, ai manuali per fare le peggiori idiozie, alle raccolte di poesie, alle raccolte di foto, di storie, ai dizionari, ai corsi in dvd finché non tornai ai fantasy, notando che una ragazzina era arrampicata su una scala, e tutta contenta stava festeggiando il ritrovamento di non si sa quale libro, finché non perse l’equilibrio e non cascò su Rea, che realizzò di aver partecipato ad una caduta epica, senza averla vista.
Insomma, ella si ritrovò una ragazzina di circa 17 anni che usava il suo seno come cuscino, senza rendersi conto che c’era una persona sotto di lei, e senza sapere che quella persona aveva battuta la testa a causa del suo tuffo dal trampolino.
Rea si toccò la testa che le pulsava per il dolore e poi guardò la tipa che le bloccava il respiro a causa della posizione scomoda.
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Ehy, stai bene? Posso capire che sei atterrata sul mio airbag e che sia comodo, ma il tuo atterraggio mi ha procurato una botta contro il pavimento, e se tu ti spostasti mi faresti un gran favore..-
Disse a bassa voce, ricordando di essere in una biblioteca e che il rumore provocato dalla caduta della ragazza avesse attirato fin troppo l’attenzione della poca gente che c’era.
La giornata non poteva prendere una piega peggiore di quella: brutta sveglia, brutta colazione, brutta scelta dei vestiti, brutto tragitto per arrivare in brutto posto e poi fare una brutta figura davanti a una decina di persone concentrate nello studio di chissà quali materie, e sinceramente, qualcosa di peggio non poteva accadere, ma la sfiga non ha mai fine!