Per comodità pensavo fosse carino scrivere nel sottotitolo il nome dell'artigiano/arcanista da cui il cliente va, che ne dici? *-*
Johnny scese dalla metro, mollò un mezzo ceffone ad un ragazzino che tentava di borseggiarlo, replicò con un'occhiataccia all'occhiataccia di una vecchietta che non aveva capito il bamboccio cercava di commettere un furto, ed uscì dal sottosuolo facendo le scale. L'aria era calda, il sole era fin troppo luminoso e il rettore era di umore nero.
La sera precedente c'era stata un'irruzione presso un osservatore della sezione operativa che non risiedeva in sede ma in un appartamento con la famiglia. Il marito e i due figli stavano bene, ma l'agente, nel tramortire l'assalitore, aveva subito varie lesioni e una ferita all'addome che solo il pronto intervento di un'ambulanza aveva evitato che peggiorasse. L'interesse di Johnny non era tanto per l'amorevole famigliola- Okay, c'era stata una leggera preoccupazione alla notizia, ma quando era stato stabilito che nessuno era rimasto ferito e che la donna se la sarebbe cavata, l'assassino aveva pensato alle cose serie e non alle smancerie.
L'aggressore era stato immediatamente preso sotto la loro custodia e condotto alla sala interrogatori, dove però non si era riusciti a cavare un ragno dal buco, se non con una pozione di verità. Purtroppo c'erano voluta più di mezz'ora per recuperarla, problemi tecnici in magazzino, e nel frattempo il rettore era rimasto a tentarle tutte con la vittim- ehm, con il colpevole, tanto che aveva perso le staffe e gli aveva rotto tutte e dieci le dita. Veramente esasperante! Così aveva pensato che farsi un oggetto magico collegato alla verità dopotutto non fosse una cattiva idea, almeno ce l'avrebbe avuto sempre a portata di mano.
Ed eccolo qui, vestito di un completo color panna, scarpe marroni e camicia blu, di fronte alla porta della bottega di un artigiano che una volta aveva già incontrato. Il ricordo degli aghi era lontano ma un brivido lo percorse per un istante. Grazie al cielo questa volta non c'era bisogno del suo sangue.
“Non l'avevo anche invitato per un caffè?” pensò distrattamente.
Si guardò attorno: con tutti quei fuochi d'artificio per l'apertura si era aspettato chissà cosa e invece si trovava dinnanzi ad una normale villetta. Informandosi aveva scoperto che l'erboristeria offriva anche massaggi e quasi quasi un pensierino se ne sarebbe fatto uno prima o poi. La sua attenzione venne però catturata dagli oggetti in esposizione e dalla percezione di energie che aleggiava nell'aria: questo sì che prometteva bene.
Entrò, stufo di osservare l'esterno, l'afa rimase alle spalle.