Anderville GDR

Fast food like junk food-?

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‘•Whisper•‚
view post Posted on 17/1/2012, 22:53




Quella per Rea era una giornata completamente NO. I gatti l’avevano svegliata mentre stavano litigando, mentre i loro miagolii si sentivano per tutta la casa. Si alzò prendendole per i guinzagli e sbattendole in due camere diverse, chiudendo tutto e minacciando di lasciarle lì per giorni se non la finivano, anche se presa da un grande senso di colpa dopo nemmeno mezz’ora le andò a liberare e le due passarono buona parte del tempo a passare fra le gambe della ragazza nonostante questa tentasse di camminare ed ascoltare altro che non fossero le loro fusa.
Non aveva nulla da fare quel giorno, e di scrivere canzoni non le andava proprio, perciò l’unica cosa che le rimaneva era uscire da casa ed andare dove la portava il cuore, o semplicemente gli autobus, poiché faceva troppo freddo per la bicicletta e la macchina era senza benzina, mondo crudele questo, ma nonostante la sua giornata che le sembrava l’apice dell’inferno in zona artica, uscì ugualmente, coprendosi con maglioni, maglioncini, guanti e sciarpa, per poi armarsi del lettore mp3 e di un buon libro, decidendo di prendere un autobus per un caffè letterario, dove sarebbe stata al centro del silenzio di tutti, nel suo silenzio. Il tragitto non fu dei migliori.
L’aria condizionata dell’autobus era rotta, i finestrini non si chiudevano e Rea stava crepando di freddo, essendo una delle uniche cinque persone a popolare l’autobus, che per sua grande felicità, non ci mise tanto da casa sua al caffè, ed una volta davanti alla caffetteria entrò veloce, andando ad un tavolo comodo e cominciando a leggere il libro, dopo aver ordinato una cioccolata calda e notare che lì dentro c’erano per lo più signore e signori, cosa che lei in confronto era una bambina.
L’ambiente, a differenza dei clienti, aveva un aspetto fresco, nuovo e moderno, anche se aveva qualche richiamo di vecchi stili precedenti al 1900, che in quel momento lei non riusciva ad individuare in alcun modo.
Alla fine passò buona parte della mattinata alla caffetteria, e successivamente, per una tremenda fame a causa dell’ora, ovvero le 14 inoltrate, si diresse ad un fastfood, dove ordinò uno dei tanti insulsi panini del menù e constatando che non erano proprio un gran che, chiedendosi come un cibo spazzatura del genere potesse divenire droga per molti.
Alla fine si ritrovò sola, verso le 16, sempre in quel locale, continuando a leggere e senza pensare alle occhiatacce dei dipendenti, che ricambiava dicendo che aveva ordinato, quindi era suo diritto stare lì e finire di mangiare.
Ehm.. Si. Aveva lasciato le patatine sopra al vassoio e non si azzardava a toccarle per il semplice fatto che le facevano schifo, pietà e misericordia, anche se alla fine le tornarono utili come scusa per i dipendenti che sempre più spesso le lanciavano occhiatacce perché occupava un tavolo a buffo.

Per Raven :DD Scusa il post di cacca D:
 
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view post Posted on 24/1/2012, 21:24
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Non avevo mai avuto problemi di forma fisica e sebbene mi piacesse cucinare, a volte non riuscivo proprio a fare a meno di uscire. Vuoi per una cosa o per l'altra, vivere da single non costava certo un patrimonio ma costringeva a fare tutta una serie di cose, del tipo andare in posta, al supermercato, al negozio di abbigliamento più vicino, in palestra oppure semplicemente.. in un fast food.
Dopo aver passato praticamente una mattinata e l'intero pomeriggio a correre per la città, ritirando i piumoni che non entravano nella lavatrice dalla lavanderia e riempiendo il carrello per la settimana, ma sopratutto dopo una fila di oltre due ore e mezza in cassa, la voglia di cucinare di quel giorno era sparita in chissà quali bui e reconditi angoli del mio essere. Per questo non pretendevo certo di svignarmela via di casa, almeno non dopo aver accomodato quanto c'era ed aver preso Amaranta, ancora bella che addormentata, per portarla da Bret sempre assorto nei suoi ultimi studi; ancor di meno mi aspettavo di uscire a mangiare in compagnia. E invece..
Vuoi con la scusa che non ce la faceva più a far passare sotto gli occhi i documenti del Talamasca fino a tardi, vuoi per la presenza della mia piccola Amy, la mia babysitter privata nonchè ragazzo venticinquenne alto e magro dagli accesi capelli fucsia che corrispondeva al nome di Bret mi aveva convinto ad un'uscita oltre l'ordinario, con come obbiettivo il primo fastfood all'angolo di casa sua. Inutile dire che nonostante le parecchie recriminazioni per via della presenza della bambina, e nonostante tutte le occhiatacce che s'era beccato dal sottoscritto in quanto ufficialmente padre impegnato tendente al tipico stile di vita sano, era riuscito a convincermi - era già tardi e dopo aver sbrigato tutto, si erano fatte già le quattro passate, quasi ora di cena. Alla fine eccoci all'angolo, affamati come leoni, pronti a divorare tutto quello che il locale metteva a disposizione.
Entrammo alle cinque, ricevendo occhiate dai dipendenti che già sembravano leggermente irritati per qualcos'altro. Vedendo una sola persona, una ragazza, sostare nel locale con le sue patatine intoccate, immaginai la sua presenza fosse in qualche modo molesta ma non ne capii nemmeno lontanamente in perchè.
In braccio, sentii Amy scalciare, affamata. I lunghi capelli neri le ricadevano sulla spalla e con gli occhioni verdi e marroni evidenziati da un paio di lievi occhiaie da sonno si guardava attorno, sconsolata. Ero riuscito a farla dormire a malapena, in mattinata, e fortunatamente aveva recuperato nel pomeriggio quando l'avevo lasciata sola nel letto senza la mia presenza accanto. Forse, immaginavo, s'era accigliata ma era stata troppo stanca per obbiettare, e d'altronde con me in giro la sua telepatia incontrollata probabilmente non le avrebbe permesso di riposare decentemente. Dormiva più spesso dalla sua babysitter preferita nonchè zio in quel periodo, in effetti, perchè col suo allenamento era più facile per lui che per me chiudere la mente ai poteri appena sviluppati della piccola o insegnarle a controllare le sue capacità.
Ci sedemmo ad un tavolo, arrivò un cameriere che ben presto se ne andò esterrefatto dalla quantità di ciò che avevamo ordinato. Arrivò tutto il richiesto poco di seguito e, qualità del cibo o meno, iniziammo a divorare l'inimmaginabile. Giustamente affamati, non ci interessava della qualità del cibo, quanto più delle calorie da guadagnare: patatine colanti di olio di frittura, panini ripieni, bibitoni zuccherini.. nessuno si sarebbe lamentato di nulla, nemmeno la mia vorace bambina, dato che mettere su un chilo sarebbe stato praticamente impossibile per noi. E se qualcuno mi fosse venuto a dire di quanto fosse nocivo per la mia piccola mangiare certe cose.. beh, non sarei stato dell'umore adatto per rispondere a tono, e probabilmente questo si vedeva ad anni luce di distanza: perfino i camerieri si limitavano a portare il cibo e poi andarsene, esterrefatti dal nostro allucinante appetito.

Scusa per il ritardo ma non avevo visto dov'era aperto il topic!
 
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‘•Whisper•‚
view post Posted on 5/2/2012, 16:48




Il libro si faceva via via più pesante e noioso, e cominciavo seriamente ad odiarlo, così chiusi il mattone e presi penna e carta, iniziando a buttar giù quale frase e qualche rima, anche se non erano proprio delle migliori. Il tavolo davanti al mio era occupato da due uomini ed una bambina, con i capelli neri corvino e due occhi decisamente assonnati. Mi dispiaceva vederla in quello stato, ma ancor di più mi dispiaceva che stesse mangiando come un automa, così presi a fare facce buffe discrete, per farla ridere e rianimare leggermente, anche perché i bambini che ridono mi mettono di buon umore. Come pensavo dopo qualche faccia mi notò, ed in seguito ad un'espressione interdetta prese a ridacchiare, rendendomi allegra ed addolcita a mia volta, continuando a fare espressioni ancor più buffe, mentre ogni tanto anche i camerieri notavano ciò che stava accadendo, ed iniziavano davvero a perdere la pazienza, tanto che alla fine uno di loro venne al tavolo e mi chiese se volevo ordinare altro, e con tanto di cartello di tutta la roba schifosa che avevano cominciò ad annoiarmi leggendo quel coso. Fortunatamente non mi vedeva, perché roteai gli occhi e ripresi a far divertire la bambina, che in quel momento mi sembrava avere la precedenza ad uno stupidissimo ordine di sbobba fatta con non si sa che. Alla fine dell'elenco il tipo mi riguardò, e non sapendo che dirgli, esordii con un "prendo quel coso ghiacciato", osservando con soddisfazione il fatto che avesse alzato i tacchi e se ne fosse andato, anche se non avevo la più pallida idea di ciò che avevo appena ordinato. Mentre mi divertivo a far divertire la piccola arrivò quel coso, che prontamente scansai da un lato e non toccai per tutto il tempo. Avevo trovato un nuovo passatempo, far dare di matto ai camerieri dei fastfood mentre io mi divertivo a far tutt'altro, come se non fossi una clienti e mi trovassi a casa o per strada.
 
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.Sconosciuto.
view post Posted on 19/2/2012, 22:49




Visita la città. Si diletta a darle delle preoccupazioni, passeggiando per le vie, entrando e uscendo dai negozi e dai locali, mai fermo in un posto, mai riconoscibile. Parla a qualche passante e, con assorto piacere, riesce a farsi dare un libro senza averlo pagato, una lettura leggera di miti e leggende e grandi interrogativi, tipo se la fine del mondo è vera ed è vicina come l'ha vista lui. Ogni tanto, osserva i ragazzi e le ragazze che si avvicendano per le strade, le belle donne e i bei uomini.
Si lecca le labbra di piacere, guardandoli.
Li conosce meglio.
Con tra le mani il libro tenuto ben saldo, si avvicina a quella che sembra una specie di locanda, come lo chiamano oggi un fast-food. Cibo veloce, ammette con divertimento che il nome gli st a pennello.
Poi entra e si siede nel locale quasi vuoto, togliendosi un cappello "da mafioso", come lo chiamano, dalla testa. Fa pandant col completo grigio che si è scelto, il foulard verde che pende attorno al collo libero.
Il locale ha una scossa, appena entra. Come se qualcosa all'esterno tremasse. Il ragazzo sorride, l'aspetto in continuo mutamento, e si dirige ad un tavolo come se niente fosse. E in effetti, nessuno sembra aspettare che ordini qualcosa. E' come se fosse semplicemente assente, anche perchè per lui è più importante leggere quel libro che non farsi servire un caffè che sa con certezza, poi, che gli sarà dato dalla cameriera così versatile e servile, ed un po' troppo vestita per i suoi gusti.
Assorto nella lettura, si guarda ogni tanto attorno. Dei ragazzi con una bambina mangiano, e quest'ultima gioca con una giovane che sembra spingersi nell'imitazione di un qualche buffone di corte.
La bambina sembra, prima tra tutti, notarlo pochi minuti dopo che lui le ha posato gli occhi addosso. E' una cosa normale ma seccante, e l'espressione della piccola è tutt'altro che divertita adesso, mentre si ricambiano gli sguardi. Forse capisce qualcosa, forse no. Le sorride viscido, mentre quella tira la manica di quello che dev'essere suo fratello e gli si fa più vicina, impaurita da lui.
Che dire, ci sa fare con i bambini, lui. Quelle piccole bocche della verità, scomode e irritanti, sono piacevolissimi passatempi se presi per il verso giusto, una farfalla a cui tarpare le ali e la lingua. Svuotarli è ancora più piacevole, pensa, mentre come aveva predetto la cameriera di turno gli porta un caffè senza nemmeno l'abbia chiesto.
E si, lo ripete a sè stesso: questo strano mondo è una pacchia.

CITAZIONE
Occultamento: Thomas impiega una dose incredibile di magia per occultare il proprio aspetto alle persone e sopratutto alla... città che lo circonda. Ciò lo rende irriconoscibile ai più, praticamente introvabile anche da solo in mezzo ad una piazza completamente vuota: questo potere infatti muta continuamente le sue caratteristiche facciali e fisiche senza che l'eventuale interlocutore o altri osservatori si rendano consciamente conto del cambio. Di fatto, fintanto che Thomas interagirà con qualcuno ponendo su di sé la sua attenzione, quest'ultimo percepirà solo lievemente la presenza di alcune stranezze senza darvi un peso particolare (forse credeva di aver visto un paio di occhi blu che in realtà, il secondo dopo, si rivelano neri). Una volta distolta l'attenzione da lui, Thomas diventa totalmente irriconoscibile.
[Passivo]

 
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‘•Whisper•‚
view post Posted on 28/2/2012, 16:31




Non riusciva a capire cosa stava succedendo. Era strano, poiché la bambina si accorse di un uomo che vide anche Rea, ma, a differenza della prima, non si accorse dei suoi repentini cambiamenti, e notò solo lo sguardo spaventato della creaturina davanti a lei. Riposò lo sguardo sulla piccola e poi si girò nuovamente, ma sembrava che la piccola avesse avuto solo un po' di sonno, e che, magari senza volerlo, quel signore avesse fatto una faccia che magari avrebbe potuto infastidirla. Provò a rileggere il libro, ma il faccino sconvolto della bimba le era rimasto impresso nella mente, e aveva l'impellente bisogno di farla ridere di nuovo, poiché non le piacevano i visi tristi dei bambini, per nulla. Creò velocemente una piccola girandola colorata, per attirare nuovamente la sua attenzione, ed una volta ottenuta continuò a farle facce strane, ottenendo pian piano dei risultati, che la lasciarono felice. Mentre guardava la bambina sorridere, il cuore le si riempiva di gioia, spingendola a continuare per alleggerirle il pomeriggio-pranzo, in quel luogo dove lei avrebbe portato chiunque, ma non un bambino. Per lei quei luoghi assopivano ogni sorta di ispirazione o intelligenza, cosa che mancava molto nelle nuove generazioni, sempre secondo lei.


Scusa la lentezza, ma Thomas mi ha sconvolto D:


Edited by ‘•Whisper•‚ - 8/3/2012, 15:19
 
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view post Posted on 8/3/2012, 14:01
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Ehm.. ci sarebbe un problema, Rea non può accorgersi che l'aspetto di Thomas cambia continuamente, da descrizione del potere
CITAZIONE
questo potere infatti muta continuamente le sue caratteristiche facciali e fisiche senza che l'eventuale interlocutore o altri osservatori si rendano consciamente conto del cambio.

Scusa ma.. dovresti correggerla é_é
 
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‘•Whisper•‚
view post Posted on 8/3/2012, 15:21




Moooodificato :DDD
 
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6 replies since 17/1/2012, 22:53   124 views
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