Anderville GDR

Sotto il sole d'estate

« Older   Newer »
  Share  
Midnight_Rose
view post Posted on 6/4/2012, 18:22




Il sole è alto, i gabbiani gettano il loro grido ad alta quota, la risacca del mare perpetua il suo infinito movimento ed una donna sta a godersi il tepore delle ore più calde della giornata allungata su un asciugamano dello stesso color della sabbia. Pare addormentata, stesa a pancia in giù, col viso poggiato alle braccia intrecciate che fanno da cuscino. I lunghi capelli di mogano le scendono indisciplinati sulla schiena, coprendo a metà il fianco sinistro sfigurato ed addobbato in parte con un corset dal nastro in raso nero, lasciando intravedere i due pezzi di un bikini blu elettrico dal taglio semplice, né troppo vistoso né troppo anonimo. I bagnanti sono pochi, lo spazio è tanto e lei non presta alcuna attenzione ai rari sguardi che le vengono rivolti -un misto di lussuria e disagio-, seguiti da un mormorar basso che la voce delle onde non è in grado di coprire. Che parlino pure, stolti senza garbo. Le loro vite valgono quanto un soffio di vento in un giorno di tempesta. Loro che credono l'aspetto sia tutto ed ignorano quanto un bel sorriso possa nascondere, facendosi ingannare da una grazia che vela l'astuzia dell'assassino. Ormai avvezza a quel genere di situazioni ha smesso di darvi peso, preferendo preoccuparsi di questioni più importanti come il concedersi una bella giornata di relax. È iniziata con un'oretta di corsa nelle ore ancora fresche del primissimo mattino, è proseguita con una colazione leggera, a base di frutta e latte, e sta continuando con un bagno di sole che sa le tingerà l'incarnato di un graziosissimo color oro se rimarrà esposta ai raggi per abbastanza tempo. Nessuna lozione solare le protegge la pelle rosea, essendo totalmente immune alle scottature che chiunque rischierebbe -anche se dall'orrendo modo in cui è ridotto il suo fianco sinistro si direbbe altrimenti, ma quello è completamente un'altra storia che nemmeno ricorda, quindi... Si delizia, di tanto in tanto, di un'immersione nell'acqua salata che si trasforma in un rimanere a mollo degno della peggior bambina testona che non vuol uscire dall'acqua. Nuota discretamente, va a largo e torna in dipendenza della voglia del momento. Si è portata dietro anche uno di quei materassini gonfiabili che è la quintessenza del paradiso se lasciato scivolare sull'incresparsi leggero della tavola piatta che è il mare a quell'ora.
Chi potrebbe credere che il mondo sia così pieno di mostri ed insidie, chi potrebbe essere tanto sciocco da riempirsi la testa con simili ed oscuri pensieri, se immerso nella quiete che Idunn sta vivendo? Le pare davvero nulla possa andar male, nulla possa rovinare la tranquillità interiore che ha recuperato dopo un periodo di tempo che non sa quantificare poiché ha dimenticato l'ultima volta che s'è sentita in tal modo. Come ci sia riuscita è un mistero, Midnight ha rincorso il traguardo per tutta una vita ed ha fallito ripetutamente, ma ormai è scomparsa insieme alle memorie che la rendevano ciò che era. In sottofondo rimangono ferite e cicatrici ancora doloranti, ma la leggerezza che sente nell'animo riesce a lenire il fastidio ed a distrarla abbastanza da rimandare a dopo l'affrontarle. Ne ha bisogno per diventare più forte, per solidificare fondamenta che hanno iniziato a traballare in modo fin troppo pericoloso, ma è arrivato Loki a portarsi via pesi e paure, a lasciarle un onere in meno da portare sulle spalle. Dovrebbe essergli riconoscente, forse lo è. L'unica cosa certa è che sta portando avanti il proprio compito con più tenacia di quanto si sarebbe mai immaginata lei stessa, dimostrandosi ben in grado di guidare un'armata il cui fine è il più grande che si possa immaginare. Tuttavia dietro il generale c'è pur sempre una donna e come tale ha bisogno di piccole coccole, ritagli di tempo da dedicarsi in cui lasciar fuori tutto il resto dell'universo. Amanti e gatti compresi, per quanto questi ultimi non possano mai risultare di troppo. Si vizia, Idunn, come più le piace e poco si preoccupa di potersi permettere il medio e non il massimo. Se chiedesse otterrebbe, ma la pazienza è dalla sua e preferisce guadagnarsi la metaforica pagnotta giorno dopo giorno, senza strafare. Sta imparando a godersi la vita, a cogliere il bagliore accecante delle piccole cose. Vede il bello nelle rose che tiene nel vaso sopra il tavolo della cucina, la perfezione nei loro petali vellutati e l'incanto nel profumo che si sparge per tutto l'appartamento. È così per mille altri dettagli che prima considerava affatto degni d'attenzione.
Così si gode il sole sulla pelle, il relax di una giornata infrasettimanale poco caotica -nel week-end la spiaggia diventa un inferno di marmocchi scalpitanti, di madri isteriche, di coppiette innamorate intente a tubare ed a mostrare al mondo intero il loro amore, di polli e galline con la smania di mettersi in mostra, tanto per citare esempi lampanti- e quanto di meglio possa passarle per la mente. Magari un gelato, si dice, decifrando quanto la circonda utilizzando solo l'udito. Più tardi... Rimanda, colta da una deliziosa pigrizia che le fa sembrare fantastico rimanere lì ad ascoltare il mormorar basso del mare.

Per la Toki!

 
Top
Cuore d'inchiostro
view post Posted on 7/4/2012, 12:23




Un rapido bussare alla porta, neanche l'attesa di un istante, e la porta si aprì.
L'apparente giovane ragazzo, gli occhi antichi come cimelio di famiglia, distolse il volto dalle sue scartoffie, alla sua scrivania. Lo sguardo, inizialmente sorpreso per la fretta del bussare e del varcare la soglia, si calmarono quando riconobbe l'espressione crucciata della sua segretaria, Eliza. La brunetta dal sedere alto e sodo entrò con un voluminoso plico nell'ufficio del suo capo, i tacchi che rumoreggiavano sul pavimento in marmo. Senza distogliere lo sguardo dal viso e, scendendo, dai fianchi della formosa trentenne, una mano andò a coprire con dei fogli l'I-pad con cui stava giocando ad "hungry birds". Era un campione, ormai. La segretaria lo raggiunse alla sua imponente scrivania in mogano, semplici, senza particolari addobbi e senza foto che ritraessero la sua famiglia. L'avvocato Cooper appoggiò la schiena alla sedia in pelle dall'alto schienale, osservando quasi sconfitto la donna. Quel passo e quell'espressione poteva significare solo una cosa: un nuovo stupido caso noioso e lungo. Forse era meglio se si dava al Penale, almeno avrebbe pensato di meno al suicidio ad ogni ingresso di "culo d'oro", come egli aveva silenziosamente rinominato Eliza.
-Dottore, ha richiamato il signor Cavendish per la pratica "Hustings". Gli vuole fare causa di nuovo.- disse con la sua solita voce annoiata la donna, appoggiando sopra l'I-Pad il grosso mucchio di pratiche. Leon bestemmiò mentalmente: non aveva messo in pausa il gioco, avrebbe perso tutti i punti totalizzati. Niente record, per quel giorno.
La ragazza rimase in attesa di una risposta, con la sua solita pazienza. Coop sospirò, un velo di sorriso che gli segnava le sottili labbra.
-Ci penserò domani, Eliza, ora mi sono rotto le scatole. Vattene a casa, per oggi basta.- Le disse sorridendo con un lato della bocca, lo sguardo che scese dagli occhi profondi di lei alla scollatura della camicetta non particolarmente provocante.
Ok, erano parecchi giorni che non usciva, aveva dei bisogni. Leon ringraziò la magia che gli aveva concesso un corpo ancora giovane nonostante la sua età. Però, mai mischiare il sesso col lavoro, si creano solo guai e imbarazzi.
Quasi stizzita girò sui tacchi e ripercorse per la lunghezza l'ufficio del suo capo, uscendo dalla stanza. Il suo ancheggiare fece accaldare Leon nonostante l'insistente funzionamento dell'aria condizionata. Il calore di metà luglio avrebbe potuto friggerlo sul posto, e lui aveva proprio bisogno di prendersi una vacanza. Una lunga vacanza.
Ma non per quel giorno. Quel giorno sarebbe andato al mare, poco lontano da lì.
Fece chiudere tutto ad Eliza, ed andò a casa, per farsi la borsa del mare.
Ci si mise poco a cambiarsi, in un borsone ci mise tutto l'occorrente ed andò al mare, con la macchina.
Parcheggiato non troppo lontano dalla sabbia, andò dritto senza una meta particolare. In quel punto sapeva non ci avrebbe trovato tanta gente, soprattutto in infrasettimanale, e dopotutto la città in cui viveva non era quella che più si poteva definire "meta di vacanze". Quanta voglia aveva di farsi un bel viaggio! Ma non da solo, ne aveva fatti ormai troppi! Con una bella ragazza! Sì, un viaggetto romantico, che so, a Parigi, o a Stoccolma!
Raggiunse quasi la riva, nonostante le infradito sentiva la sabbia scottare. Gli occhiali da sole firmati Persol gli proteggevano gli occhi, ma era sicuro che la sua chiara pelle si sarebbe ustionata con quel caldo sole. Poggiò in terra la sacca osservando poche persone che nuotavano con allegria in acqua. Doveva essere caldissima, forse dopo avrebbe fatto un bagno. Non si rese conto della giovane donna sdraiata a forse due metri da lui, intento com'era a guardare il mare.
Distolse lo sguardo da quello, si chinò per aprire la sacca e vi tirò fuori un telo da mare dal colore beige, in modo da non attirare troppo sole, che stese sulla sabbia bollente. Posò gli occhiali da sole stringendo leggermente gli occhi al sole, e si tolse la maglietta a maniche corte, ponendola con poco ordine nella sacca. Di pantaloni portava già il costume, lungo fin poco sopra il ginocchio, interamente nero con eccezione di alcune scritte gialle sulla coscia sinistra. Senza rimettersi gli occhiali, si chinò poi per prendere la crema protettiva, che si spalmò su tutto il corpo, senza fare eccezioni. Non era una persona particolarmente vanitosa, solo che ci teneva al suo aspetto, ed evitare di diventare rosso come un gambero poteva aiutare la socializzazione.
All'indice della mano sinistra aveva il vettore, l'anello che gli permetteva di canalizzare il potere, sulla schiena, un vasto tatuaggio sull'interezza scapolare brillava al sole, incurante dei pericoli, pronto. Il problema, era che era solo, non si poteva spalmare la crema sulla schiena come i contorsionisti. Fece scoccare lo sguardo da una parte all'altra. Poco lontano da lui, c'era una signora anziana sotto un ombrellone che russava beata. Non era il caso di infastidirla, non voleva sentire lamentele.
Dalla parte opposta, a un paio di metri da lui, la mascella rischiò di schiodarglisi. Sdraiata supina sul proprio telo, ad abbronzarsi come una lucertola, c'era una ragazza giovane, pareva non superasse di molto la ventina, i lunghi capelli scuri le coprivano la schiena e scendevano sulla propria sinistra. Le forme morbide e color caramello disegnavano un corpo perfetto, le gambe lunghe e muscolose, da sportiva, la vita stretta e snella, il fondoschiena perfettamente disegnato, come quello delle statue di marmo, ma più bello. Il costume da bagno blu elettrico risaltava potente in confronto alla pelle brillante e pronta ad abbronzarsi. Una di quelle che chiamano "bellezze mediterranee", no?
In confronto a lei, lui era schifosamente bianco, soprattutto in onore delle sue origini asiatiche. Nota positiva: estrema magrezza resa irresistibile dai muscoli ben definiti, dono di tante faticose ore di allenamento in sala pesi.
Che dilemma: farsi palmare la crema da una nonnetta addormentata e sbavante o da una super modella/dea scesa sulla terra per far uscire gli occhi dalle orbite di Leon.
Ritirò mentalmente in bocca la lingua che ormai aveva raggiunto la sabbia, e si avvicinò, la solita faccia da schiaffi sorridente.
La raggiunse senza farle ombra, silenzioso, sorridente. Si chinò in ginocchio, delle leggere goccioline di acqua o di sudore imperlavano la pelle caramello della ragazza.
-Scusi signorina, non è che potrebbe aiutarmi a mettermi la crema sulla schiena...? Mi capisca, non ci arrivo...- le disse, la voce seducente, impregnata di magia, lo sguardo acceso, il sorriso incantevole che gli illuminavano il bel volto vagamente asiatico.
 
Top
Midnight_Rose
view post Posted on 7/4/2012, 20:43




Un corpo magnifico il suo, n'est pas? Ha suscitato l'invidia delle donne e la lussuria degli uomini, essendo in grado di risaltare nelle forme armoniose che lo caratterizzano anche se fasciato dai peggiori abiti. La vanità nulla ha a che vedere con le curve mozzafiato che l'elementale si porta dietro: sono stati gli allenamenti duri a cui è stata sottoposta ed ancora si sottopone a scolpire, disegnare e modellare linee, proporzioni. Come è giusto che sia, però, nessun diamante è perfetto in ogni suo dettaglio. L'orrida cicatrice che la sfigura è il perpetuo monito di un passato cancellato dalla memoria, benedizione e maledizione al tempo stesso. È strano, molte volte nota sguardi intrigati rivolersi al suo fianco sinistro, come fosse un aggiunta e non una mancanza o uno smacco sulla sua bellezza sensuale. Lei stessa è contrariata: talvolta fa di quel dettaglio un punto di forza, tal'altra lo copre e nasconde alla vista -soprattutto la propria, di quella altrui le è sempre importato poco. Chissà cosa ne penserà il giovane sconosciuto che s'avvicina quatto dopo averla lungamente scrutata. Sarà disgusto, compassione o muta incredulità a comparirgli sul viso dai tratti orientaleggianti? Idunn percepisce la sua presenza ben prima apra bocca: i suoi piedi che affondano nella sabbia, il suo animo che sussulta di malizia nel guardarla, il suo odore portato dalla lieve brezza marina le indicano si sta avvicinando. Lo ignora fino a quando, inginocchiatosi a brevissima distanza, le domanda aiuto. Con un fluido gesto del capo getta i capelli che le sono ricaduti attorno a mo' di mantello sul lato sinistro perchè non le disturbino la vista, alzando il capo ed il busto del sufficiente per guardare l'avventore dritto negli occhi. Si trova davanti un giovane uomo sorridente, tutto fascino e gentilezza, che attende con pazienza acconsenta a fargli il favore che ha chiesto. Tratti delicati che sanno d'oriente, fisico asciutto e longilineo, dotato di guizzanti muscoli tutti da guardare, un bel viso pulito che le ricorda lo Stregatto. Avvenente, affascinante e consapevole di esserlo. Spera solo non sia il solito cascamorto alla ricerca di una facile preda da portare a letto per soddisfare voglie carnali della più varia specie. Lo scruta per attimi con cipiglio incuriosito, dando l'idea di studiarlo con frivola attenzione. In realtà sta cercando nella propria mente quel viso in modo da sapere se l'ha già visto in qualche altra occasione, ma coi ricordi cancellati e quelli a breve termine zeppi di assassinii è tempo sprecato. “La crema, dice?” mormora in rimando con la sua voce bassa e vibrante, melodia per le orecchie di chi l'ascolta. L'aria innocente di lei è l'apoteosi del candore, addirittura in grado di farla sembrare più giovane di quanto non sia veramente. Non una ragazzina inesperta, certo, quanto più una pudica donzella da portare per mano verso il sentiero della perdizione. Si mette seduta, voltandosi del tutto verso di lui, le gambe richiamate a lato ed il braccio destro a fare da puntello sull'asciugamano. Vorrebbe sbuffare, cacciarlo con una battuta al vetriolo e tornare a fare la lucertola sotto il sole cocente che le scalda ben più del corpo, ma si trattiene. Decide, piuttosto, di giocare con la menomazione che la caratterizza per vedere quanto sia forte lo stomaco dello sconosciuto e caparbio il suo animo. “Certo, mi porga il flacone.” Gli sorride sfrontata, in un improvviso cambio di maschera, nell'allungare la mano sinistra verso di lui e così facendo mostra lo scempio che la rende un mostro agli occhi dei più. Sa che se lo sguardo di lui seguirà il gesto vedrà non è solo il braccio ad essere ricoperto di irregolari cicatrici, ma anche il fianco e l'esterno coscia. Dalla spalla al ginocchio è tutto un susseguirsi di avvallamenti d'epidermide rosea e lucida, irregolare, eppure morbida al tatto. La luce solare vi gioca creando zone d'ombra che, se possibile, la fanno apparire più macabra di quanto sia e risaltare maggiormente nella perfezione che l'attornia.
È un metterlo alla prova, uno sfidarlo a non farsi impressionare. D'altronde pure la mano mancina è rovinata e se non sarà in grado di sopportarne la visione, immagina nemmeno vorrà farsi toccare. Nel caso si rivelasse troppo delicato per affrontarla nella sua interezza -e non solo nella bellezza- pondererà solo sul modo migliore per toglierselo di torno velocemente, ritenendolo indegno anche della più piccola, ulteriore attenzione.
 
Top
Cuore d'inchiostro
view post Posted on 4/6/2012, 19:27




Lo sguardo intenso e scuro seguì i contorni del corpo della donna, analizzando il bel naso, le labbra carnose e succose, il collo lungo e delicato, per poi correre giù, al seno prosperoso e mediterraneo, le forme minute ma estremamente formose.
La tipica donna del sud, pensò Leon, una di quelle donne che incontri in una vacanza in Italia, al mare, sulle spiagge più belle del mondo. Avete presente uno di quei video musicali rap, con tutto quell'oro, i neri dai capezzoli turgidi e le donne tendenzialmente prostitute d'alto borgo? Ecco, così, solo che lei non aveva proprio la faccia da puttana. Anzi. Pareva molto delicata e innocente, gli occhioni marroni che ti fanno venir voglia di guardarli tutto il tempo, da cui non vorresti staccarti mai.
O vogliamo parlare di quei fianchi? Larghi, le ossa del bacino visibili nei punti giusti, il costume lievemente scostato dal corpo proprio in quei due punti che negli uomini formava le fossette. Fossette che lui aveva.
Leon si era sempre ritenuto un bell'uomo. O forse, appariva ancora un ragazzo. La magia nelle sue vene gli aveva reso l'invecchiamento lento come quello dei cinesi. O degli hobbit. Con meno peli. Molto meno peli.
Quasi non ascoltò le parole della donna, ma si lasciò incantare dalla piccola e affilata mano sinistra, deturpata in parte da quella cicatrice. Ne seguì con piacere il disegno, osservandone le linee lungo il braccio e poi giù, verso i fianchi.
Pareva una bruciatura, e, in alcuni punti, la pelle rosata era ben visibile. Segno che non poteva essere avvenuta più di 25 anni prima.
Ma non meno di 10.
Quanti anni poteva avere quella ragazza, una ventina, forse?
Cosa le era accaduto? La curiosità solleticava il naso europeo del ragazzo, tornando a osservare il volto della giovane. Delicatamente, si espresse in un sorriso smagliante, mostrando l'arcata superiore dentale candida e perfetta, lo sguardo fortemente interessato. Probabilmente alcuni uomini l'aveva trovata disgustosa. Certo, era una bella figliola, ma c'era pur sempre quella deturpazione. Lui, però, non era un ragazzo, o almeno, non lo era più da molto tempo. La maturità dell'età interiore faceva vedere solo l'interno dello scuro sguardo della giovane, profondo come abisso infernale.
Come a rispondere ad un comando più mentale che vocale, tese alla ragazza il flacone di crema solare di marca, posandolo nella mano sinistra con delicatezza. Poi, mettendosi seduto nella calda, bollente sabbia, diede le spalle alla ragazza, permettendole di spalmargli la crema sul dorso senza costringerla ad alzarsi. I muscoli, fini e tesi come una corda, mostravano bellamente l'enorme tatuaggio simil tribale, memore di promesse fatte in passato, favori resi, sangue versato. Quel tatuaggio aveva un significato più grande di lui, e sapeva che prima o poi, un giorno, sarebbe svanito, portando con sé rimorsi e dolore. Cosa poteva rappresentare? Un gufo stilizzato? Un mostro tribale? Un demone?
Sempre più incuriosito, attendendo di sentire la calda pelle della mano della ragazza sulla propria schiena, il sole che picchiava sempre più in testa, voltò lievemente la testa, come a direzionare la voce verso la ragazza, senza vederla però chiaramente, data la posizione.

"Il mio nome è Leon, ad ogni modo. Leon Cooper." si presentò con voce chiara e decisa, la sicurezza di un uomo che ha vissuto molte cose sulla propria pelle, e anche su quella degli altri. Spesse volte, su quella degli altri.

 
Top
3 replies since 6/4/2012, 18:22   81 views
  Share